(Luca 19,28-40)
Iª lettura Is 50,4-7
Salmo 21/22
IIª lettura Fil 2,6-11
Vangelo Lc 22,14 – 23,56
Oggi contempliamo Gesù che entra solennemente in Gerusalemme come Re messianico, accompagnato dai discepoli: essi lo acclamano e gli manifestano la loro gioia, proveniente dalla certezza che egli finalmente darà inizio al regno di Dio. Non sanno però come sarà il Regno di Dio: lo immaginano ancora simile ai regni terreni!
I rami di ulivo, o di altri alberi, che teniamo in mano, ci aiutano a camminare come presenti e attivi a quell’acclamazione. Oggi manifestiamo la nostra fede nel Cristo Signore, mandato dal Padre per farci entrare nel suo Regno, dove saremo tutti fratelli. E subito, già preparati dall’accoglienza gelida, per non dire dal rifiuto, che gli è stato riservato dai Giudei, ascoltiamo la narrazione della sua passione e morte. Ci aiutano il profeta Isaia e il salmo 22: così ascoltiamo i vari momenti del processo e delle torture inflitte a Gesù non come conseguenza di un fallimento, ma come il compiersi misterioso, per mano di empi, della volontà di salvezza del Padre per tutta l’umanità.
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L’apostolo Paolo ci aiuta a contemplare lo scandalo della morte in croce di Gesù non come umiliazione, ma come un atto volontario di amore, benché esso comporti grande umiltà. Essendo un amore perfetto, esso ci manifesta la bellezza e la grandezza del Dio dell’amore. Da questo passo ha inizio quindi la sua esaltazione, cui anche noi partecipiamo con il pronunciare il suo nome non solo con rispetto, ma con adorazione e con il desiderio e la volontà di ascoltarlo e ubbidirgli. In tal modo i rami di ulivo resteranno nella nostra casa come segno della grandezza di Gesù, ma anche come richiamo e memoria della nostra volontà di accoglierlo. Continueremo a proclamarlo Signore con tutta la nostra vita!
La narrazione della passione secondo Luca ha inizio dall’ultima cena, della quale risaltano e rimangono le parole pronunciate dal Signore sul pane azzimo e sul calice. Egli rende grazie al Padre per quel pane e per quel vino parlando di “mio corpo” e “mio sangue”. Gesù così rende grazie al Padre per l’offerta della propria vita attraverso la morte: questa fa sì che la sua persona diventi nutrimento e sostegno dei credenti, realizzazione di comunione tra di loro, liberazione dal peggiore dei mali, che è il peccato. Faremo attenzione a tutti gli insegnamenti di Gesù, al modo con cui viene evidenziata la sua preghiera e il suo amore a tutti, ladroni compresi, al modo con cui egli muore senza lasciar posto a risentimenti, a orgoglio, a ostilità. In particolare però vivremo la nostra partecipazione alla comunione del Corpo di Cristo con animo più attento e con l’atteggiamento di chi offre se stesso a compiere ogni giorno i disegni di Dio.
Se riusciamo, programmiamo pure la prossima settimana in modo che sia una Settimana speciale, in cui ogni giorno che passa ci veda occupati in un momento di riflessione personale, e ogni giorno partecipiamo ad una preghiera o ad una celebrazione comunitaria. Tutta la Chiesa si santifica unendosi all’amore vissuto da Gesù nella sua passione. Tutta la Chiesa ne ha bisogno, tutta la Chiesa realizza così il suo essere Corpo di Cristo, cominciando da me.
Foto immagine: mia