Iª lettura Dt 4,1-2.6-8 Salmo 14 IIª lettura Gc 1,17-18.21-27 Vangelo Mc 7,1-8.14-15.21-23
Mosè parla al popolo esortandolo a non aggiungere nulla e nulla togliere alle leggi che Dio ha dato loro. Chi volesse apportare modifiche ai comandi di Dio, peccherebbe gravemente di orgoglio e di superbia: significherebbe ritenersi migliore di Dio e superiore a lui.
Le leggi date nel Decalogo, leggi che riguardano la vita individuale familiare e sociale, sono complete e migliori di quelle di qualunque altro popolo. Tutte le nazioni del mondo invidiano la saggezza e l’intelligenza e la lungimiranza delle dieci Parole, da noi chiamate dieci Comandamenti. Chi osserva queste norme dimostra di adorare una divinità vera, un Dio vivente, che ama gli uomini e li accompagna nel loro cammino sulla terra.
- Pubblicità -
Noi non possiamo che continuare l’elogio di Mosè alla sapienza di Dio contenuta nei Comandamenti e da essi manifestata. È una sapienza che risplende quando godiamo la gioia e la pace trasmesse dal vivere quelle leggi, e risplende anche quando, al contrario, notiamo le sofferenze e le lunghe pesanti ripercussioni negative che il non viverle provoca nella vita delle singole persone, delle famiglie e della società intera.
Gesù, nel brano del vangelo, sottolinea ancora la necessità dell’osservanza dei Comandamenti. Essi non devono cedere il passo ad altre norme secondarie, che sono più che altro regole di buon galateo o di igiene. Queste possono anche essere disattese senza grave danno, mentre il danno della disobbedienza ai Comandamenti non è risarcibile.
Nel nostro cuore ci sarà il santo timor di Dio, prima della preoccupazione di osservare consuetudini trasmesse dagli uomini. L’uomo e tutta la sua esistenza non sono rovinati dalle mani pulite o sporche con cui si mangia, bensì dai propositi di male che escono dal suo cuore quando disobbedisce alle leggi di Dio.
- Pubblicità -
Gesù ne elenca una dozzina: “Impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”. Guardiamo nel nostro cuore e guardiamoci attorno: vedremo quante di queste libertà l’uomo si prende, disobbedendo a Dio, tanto da spaventarci. E noteremo anche le sofferenze e i danni provocati da queste false libertà.
San Giacomo, nella sua lettera, ci esorta ad accogliere la Parola di Dio per renderla visibile e attuale con la nostra vita. Quella è una Parola che ci salva, perché ci porta a vivere e sviluppare l’amore che ci fa somigliare al nostro Padre, a Dio.
Egli ci dice appunto, come sta facendo quotidianamente il nostro papa Francesco, che la vera religione è quella dell’amore concreto, l’amore che ci fa attenti a chi è bisognoso di aiuto, a chi è più debole e indifeso, un amore che ci porta a dominare i nostri impulsi. Per riuscire a vivere quest’amore, libero, puro e generoso, è necessario “non lasciarsi contaminare da questo mondo”: questo mondo infatti è il mondo che ci allontana dal Padre, che odia il nome di Gesù e coloro che lo seguono, che propaganda la disobbedienza ai Comandamenti di Dio.
Questo mondo è orientato a fare e a giustificare il male, persino a proporlo con le leggi e a sostenerlo col denaro: è davvero un mondo soggetto a Satana, nemico dell’uomo, portatore di sofferenza e di morte.
Noi saremo in questo mondo come astri che orientano, che offrono luce per un cammino sicuro, saremo in questo mondo un segno di vita diversa, nuova; saremo un dono di Dio, dono che offre la luce della verità e il conforto del perdono e della comunione interiore.
Questo mondo non ha altre risorse, per vivere e sperare, che la nostra vita obbediente alle sapienti leggi di Dio! Questo mondo ci odia, ma ha bisogno di noi, e vive grazie a noi, quando siamo obbedienti alle indicazioni sapienti del nostro Dio e Padre.