1ª lettura Numeri 11,25-29
dal Salmo 18/19
2ª lettura Giacomo 5,1-6
Vangelo Marco 9,38-43.45.47-48
“Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!” Così Mosè rispose al giovane preoccupato perché due uomini “profetizzavano”, annunciavano cioè la Parola di Dio, pur non avendone ricevuto l’incarico ufficialmente. Essi lo facevano con coraggio e con amore a quel Dio che propone sempre conversione e ravvedimento, lo facevano cioè grazie allo Spirito di Dio che li aveva coinvolti. La tentazione della gelosia prendeva posto nel cuore di Giosuè. Mosè glielo fece notare, e disse che sarebbe bello se tutti fossero profeti di Dio. Dio stesso ne sarebbe glorificato.
Simile a questo è l’insegnamento di Gesù al suo discepolo Giovanni: questi aveva vietato ad un uomo di pronunciare il suo nome per scacciare demoni. Gliel’aveva vietato semplicemente perché quegli non faceva parte del gruppo dei discepoli. Pronunciassero tutti il nome di Gesù! I “miracoli” si moltiplicherebbero e il regno di Dio si manifesterebbe con forza! Il Signore stesso vuole fargli comprendere che chi parla bene di lui compie un’opera divina, e collabora così con l’amore del Padre. E anche chi ama i discepoli di Gesù e li aiuta, compie l’amore del Padre, e ne avrà ricompensa adeguata. Chi pronuncia con amore il nome di Gesù è un vero profeta, è uno che semina nel mondo l’amore di Dio. In lui stesso crescerà la comunione con il Figlio di Dio e la sua conoscenza. Invece, – e qui Gesù non adopera tanta dolcezza – guai se qualcuno scandalizza o si lascia scandalizzare! Scandalo è ogni ostacolo sulla via della fede in lui, ogni tentativo di distogliere l’ascolto del Vangelo, ogni pensiero, gesto o azione che induce qualcuno a star lontano da lui.
Sarebbe meglio morire piuttosto che impedire a qualcuno di avvicinarsi a Gesù, unico salvatore. Impedire o ostacolare la salvezza di una persona è il peccato più grave. Chi corre il rischio di rimanere scandalizzato sono i piccoli, le persone meno dotate di intelligenza e di volontà, le persone fragili psichicamente. Ma dobbiamo fare attenzione pure a noi stessi: infatti sia la nostra mano che il nostro piede o il nostro occhio potrebbero esserci di impedimento a rimanere uniti a Gesù.
Che intendeva Gesù con mano e piede e occhio? Qualora la nostra mano, cioè il nostro lavoro e le nostre occupazioni, qualora i nostri piedi, cioè i luoghi da noi frequentati e i nostri viaggi, qualora i nostri occhi, cioè le cose che cerchiamo di vedere o i libri che tendiamo a leggere, ci distogliessero dall’ascoltare e dall’obbedire a Gesù, sarebbero scandalo: dovremmo evitarle a tutti i costi. Gesù ce lo dice addirittura in modo plastico: tagliare mano e piede e cavare l’occhio. Perché? Perché nulla è più prezioso di lui. Nulla può sostituire il Signore nella nostra vita. Meglio essere ritenuti stolti, arretrati, ignoranti, antiquati, sprovveduti, meglio essere soli, che essere lontani da lui. Meglio rimanere poveri, piuttosto che allontanare dal nostro cuore la ricchezza della nostra fede in lui.
La ricchezza, ci dice san Giacomo con parole e immagini forti, tende a trascinarci in molti comportamenti iniqui. Basterebbe guardarci attorno, e vedremmo subito che noi e la nostra Chiesa siamo derisi soprattutto dai ricchi: vogliamo essere tra quelli? Se avessimo un po’ di furbizia rinunceremmo alla bramosia delle ricchezze, che ci ingannano sempre. Questa bramosia ci porterebbe persino ad essere ingiusti persino con chi ci serve o lavora per noi. Nostro tesoro continuamente desiderato dovrà essere solo il Signore. Allora la nostra vita e il nostro comportamento diventeranno una continua profezia, un lieto messaggio di comunione e di speranza, un annuncio dell’amore del Padre per tutti i piccoli e i poveri.
Com’è bello vivere sapendo che in ogni momento la nostra vita può essere un richiamo e un riferimento all’amore del Padre, una piccola luce che lascia intravvedere Gesù! L’essere profeti, o testimoni, diventerà il criterio principale delle nostre scelte e delle nostre azioni. Quando devo scegliere se fare questo o quello, mi aggrapperò a questo discernimento: farò ciò che maggiormente annuncia la misericordia del Padre, ciò che rispecchia di più l’insegnamento di Gesù, ciò che «dice» l’amore forte e sapiente di Dio.
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