Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 25 Aprile 2021

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Prima lettura Atti 4,8-12
dal Salmo 117/118
Seconda lettura 1Giovanni 3,1-2
Vangelo Gv 10,11-18

Gesù ci viene presentato oggi in un modo particolare: egli è “la pietra d’angolo”, il “salvatore” unico degli uomini, “il pastore buono”. Le prime due immagini ci sono date da Pietro. Gesù è la pietra d’angolo del nuovo edificio che Dio vuol costruire: il Signore stesso aveva usato questo paragone, già presente nei salmi. La pietra d’angolo è la pietra forte e salda su cui poggia tutto l’edificio. Chi la sceglie? Tutti sanno che questa scelta è lasciata a chi guida i lavori di costruzione. Fuori metafora, è Dio stesso che sceglie la persona che sarà il sostegno e la forza di tutto il suo nuovo popolo. Egli stesso aveva scelto Mosè, cresciuto nella casa dei nemici del popolo, e aveva scelto Davide, ragazzino capace solo di pascolare pecore: nessun uomo intelligente e prudente si sarebbe rivolto a loro con fiducia. È Dio stesso che sceglie chi dev’essere il capo e servo per guidare il popolo fedele. Egli sceglie Gesù, nato da sconosciuti e cresciuto in un luogo che per i più era inesistente. Gli uomini che hanno qualche potere ritengono di doverlo eliminare: non pensano che Dio non deve chieder consiglio a loro, e nemmeno vogliono essere pronti ad accogliere eventuali scelte operate da lui.

Pietro non ha dubbi, e presenta Gesù con la certezza che noi tutti dobbiamo accoglierlo per avere salvezza: “In nessun altro c’è salvezza”. E noi, che abbiamo un po’ di esperienza, sappiamo che è vero: solo credendo e fondandoci su Gesù godiamo di libertà interiore, solo amando Gesù troviamo comunione con i fratelli, suoi discepoli, e solo ubbidendo a Gesù entriamo nel cuore del Padre con la certezza di essere da lui accolti nella vita vera ed eterna.

In Gesù c’è salvezza dentro questo mondo che sembra godere ad essere perverso, che ritiene di essere libero quando vive l’egoismo più crudele, e ritiene suo dovere disobbedire alla Parola sapiente del Padre. Questo mondo rifiuta e opprime i figli di Dio, li ignora e li ostacola: ciò avviene, dice l’apostolo Giovanni, perché non ha conosciuto il Padre. Noi abbiamo il compito di rivelarlo, o meglio, di permettergli di rivelarsi attraverso la nostra somiglianza a lui. Gli somigliamo soltanto quando amiamo. Continuiamo quindi ad amare, anche quando siamo perseguitati, anche quando siamo assaliti dall’odio e dalle inimicizie.

Gesù stesso ci difende, mettendosi in persona davanti al lupo che vuole sbranare le pecore. Egli ci difende anzitutto in modo che nel nostro cuore non entrino sentimenti di vendetta e di odio, ma anche affinché l’inimicizia degli uomini non diventi tentazione per noi di separarci da lui. Se ci allontanassimo da lui il nemico sarebbe vincitore. Gesù stesso ci dà la forza necessaria per restargli uniti, per restargli vicini in ogni circostanza. Egli è il buon pastore, ed egli vuole esserlo anche per quelle pecore che non sono ancora sue, ma potrebbero diventarlo.

Noi possiamo dire che Gesù si sente pastore anche dei pagani, anche dei nostri nemici, anche dei buddisti e dei musulmani: solo con lui gli uomini di ogni razza e lingua arrivano alla pace del cuore e alla gioia della vita, come ebbe a confessarlo Sant’Agostino: “Il mio cuore non trova pace finché non riposa in te”! Abbiamo incontrato molte persone che sono arrivate a Gesù e sono riuscite ad accoglierlo, certamente con la grazia di Dio: anch’esse potrebbero ripetere la stessa confessione. Il cuore dell’uomo è fatto per Gesù. Senza di lui il cuore dell’uomo rimane assetato, affamato, disorientato, incerto, persino disperato, anche quando vuol difendere con la violenza la propria distanza da lui. Gesù è il buon pastore, che oggi si serve ancora di poveri uomini per rappresentarlo e per far udire la propria voce.

Noi preghiamo il Padre che continui a chiamare e donare alla Chiesa persone sante, disponibili a questo servizio. È la preghiera cui egli stesso ci ha esortato, anzi, ce l’ha comandata: “Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe”. Gli operai dovranno raccogliere ciò che egli ha fatto crescere e maturare, dovranno cioè riunire e custodire nell’unità i figli di Dio. Lo faranno annunciando loro la Parola di Gesù e ripresentando la sua presenza con i sacramenti del suo amore ricco di misericordia.

Scegli o Padre, tra noi, tra gli ultimi, tra i deboli e i poveri e gli sconosciuti al mondo, secondo il tuo modo di fare, coloro che riuniranno i tuoi figli, li nutriranno con amore di pastore, li difenderanno dalle menzogne e dalle divisioni, li faranno riposare sotto il tuo sguardo tenero e compiaciuto. È Gesù, tuo Figlio, il pastore che darà forza e iniziativa ai tuoi operai. E noi collaboreremo con loro.


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