Natan, profeta di Dio, ascolta i desideri e i progetti del re Davide, e li approva, ma è pronto a ricredersi e far marcia indietro quando percepisce le intenzioni di Dio. I pensieri, o meglio i progetti di Dio spesso sono diversi persino da quelli dei suoi profeti. Davide vorrebbe costruire un bel santuario da offrire a Dio come abitazione, ma Dio invece sorprende gli uomini. Egli non può e non vuole abitare in un edificio, non vuole essere relegato in un luogo, non intende rinchiudersi tra quattro mura, nemmeno se dorate.
Egli, che ha creato l’uomo con un cuore capace di amare, vuole stare in mezzo agli uomini, anzi, addirittura dentro di loro in modo da quasi identificarsi con loro. Per incominciare questo nuovo progetto, ecco che Dio sceglie una famiglia, proprio quella di Davide, per porre in essa la propria dimora e da essa raggiungere poi tutta l’umanità. In questa famiglia nascerà il figlio, figlio di Dio, che col suo regno porterà salvezza e novità a tutto il mondo. Né Natan né Davide sono in grado di comprendere del tutto le intenzioni di Dio, e perciò a loro non viene presentata la rivelazione completa di questo disegno di Dio.
La rivelazione viene data ad una giovane ragazza di Nazaret, una ragazza che non ha familiarità nè con i troni dei re né con le ambizioni di grandezza degli uomini. Ella è tanto piccola che non è nemmeno in grado di resistere alle grandi cose di Dio, né di dubitare dei suoi disegni meravigliosi ed eccelsi. Per lei Dio è tanto superiore che può fare anche tutto ciò che lei non capisce. La cosa più bella è che Dio può servirsi di lei, della sua disponibilità totale, della sua libertà.
“Avvenga per me secondo la tua Parola”, risponde Maria all’angelo. È come dicesse: io non comprendo, ma so che Dio è grande e buono, so che quello che lui fa è il bene di tutti, e perciò eccomi. Non mi importa cosa sarà di me; se sarò nelle mani di Dio, quello è il mio posto migliore, non voglio null’altro.
Noi non sappiamo cosa ammirare di più, se il disegno di Dio oppure la disponibilità totale di Maria. L’uno e l’altra sono imprescindibili componenti del medesimo mistero. È immenso il progetto di Dio che si concretizza nella piccolezza dell’uomo: in quell’uomo vediamo la luce e il colore della grandezza di Dio.
Come l’apostolo siamo colmi di stupore e vogliamo dare gloria e onore a Dio Padre per aver scelto una strada così vicina alla nostra comprensione per mandare il Figlio suo. Ha scelto uomini concreti, anzi, la semplicità di una ragazza che con la sua obbedienza è di esempio alla nostra vita di fede.
Maria la sentiamo tanto vicina a noi per la sua piccolezza, pur se resa grande e superiore a noi per la presenza di Dio in lei. Ella è il primo vero tempio di Dio, che mostra e insegna a noi come dobbiamo essere e cosa dobbiamo fare per permettere allo stesso Dio di dimorare anche in noi. La guardiamo, la osserviamo bene in questi ultimi giorni di Avvento, per essere pronti a dare in noi spazio al Figlio di Dio, che alla sua nascita sarà ancora sulle braccia di Maria, amato e custodito da lei, da lei nutrito e baciato.
La festa del Natale di quest’anno sarà occasione preziosa, anche e soprattutto per noi, per amare, baciare e accogliere il Figlio di Dio. Gli porgeremo i piccoli atti d’amore che offriremo alle persone vicine, a quelle che di solito guardiamo con freddezza o indifferenza, a quelle da cui siamo abituati a pretendere. Daremo l’occasione a qualcuno di dire grazie al Padre, e di dirlo anche al Figlio che ce ne rivela la sapienza e l’amore!