Prima lettura Atti 3,13-15.17-19
dal Salmo 4
Seconda lettura 1Giovanni 2,1-5°
Vangelo Luca 24,35-48
Tutte le letture di oggi parlano dei peccati, o meglio, del perdono dei peccati. Perdono dei peccati significa ritorno alla comunione con il Padre, e quindi, ovviamente, con il Figlio e con i figli di Dio. Questo è possibile grazie alla morte e risurrezione di Gesù. Chi alza lo sguardo alla croce di Gesù e chi lo accoglie risorto, incontra il Padre che ce lo ha mandato, ce lo ha presentato come il suo Prediletto e ce lo ha confermato tramite i prodigi da lui compiuti. Pietro, parlando per la prima volta in pubblico, invita coloro, che hanno voluto la morte del Signore, a pentirsi e cambiar vita per poter ricevere il perdono di questo e di tutti gli altri peccati. Senza perdono infatti che cos’è la nostra vita? Gli uomini sono tristi perché sentono che devono essere perdonati, devono ricuperare il loro aggancio con la fonte della vita. Gli uomini si arrabbiano e sono in tensione quando un peso sul loro cuore li tiene legati e oppressi. Gli uomini facilmente si guardano gli uni gli altri con sospetto perché devono nascondere qualcosa. La paura domina gli uomini perché hanno paura di morire, e hanno questa paura perché non è sereno e limpido il loro rapporto con Dio, è guastato dai peccati.
Gesù ha accolto la morte come un atto di amore per noi, poiché sapeva che noi, credendo in lui risorto, avremmo ricevuto il perdono, e con il perdono la vita. Il perdono è necessario nelle famiglie, tra marito e moglie, tra fratello e fratello, tra genitori e figli; è necessario nella società, tra colleghi di lavoro e anche tra compagni di divertimento; è necessario ovunque, anche tra amici. Il perdono è vita, è pace, è gioia, è il primo passo per la comunione vera. Là dove non si offre e non si riceve il perdono non c’è fiducia reciproca, non c’è serenità, non c’è né libertà né gioia. Se in una famiglia non ci si perdona, se in una società non ci si perdona, là ognuno dovrà chiudersi in se stesso, e così cresce la solitudine, la tristezza e la disperazione.
È possibile venire perdonati? San Giovanni ci presenta Gesù come un avvocato difensore tra noi e Dio Padre, tra noi peccatori e il Padre santo e giusto. Il Padre non ci addossa i nostri peccati perché ci si mette di mezzo Gesù, cui noi ci siamo uniti per aver creduto in lui ed esser stati battezzati nel suo nome. Ecco perché noi lo amiamo, e lo amiamo obbedendo ai “suoi comandamenti”, osservando la sua parola. L’osservare la sua Parola porta a perfezione il nostro amore, quindi la nostra somiglianza a Dio.
Nel vangelo di oggi abbiamo udito le ultime parole di Gesù ai suoi apostoli, parole che riguardano la loro missione nel mondo: “Nel suo Nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”. Gesù è apparso ai suoi, risorto, per dare loro questo compito: inviteranno a conversione tutti i popoli, annunciando loro la volontà di perdono del Padre. Cominceranno da Gerusalemme, da quelle persone cioè che si sono comportati da loro nemici. Proprio ad essi per primi va proposta la conversione e va annunciato il perdono.
Nel cuore del cristiano non ci dev’essere posto per risentimenti o antipatie, ma solo per il desiderio del Padre di vedere tutti i suoi figli raccolti attorno al suo Figlio. Anzitutto gli uomini devono accorgersi di essere peccatori, di essere cioè diversi da come Dio ci vorrebbe, di aver escluso l’amore dal nostro comportamento, di non esserci comportati da figli suoi. Chi può dire di non aver peccato?
Se uno disobbedisce a Dio, non lo ama, e perciò la sua stessa conoscenza di Dio è rovinata. Quando invece compiamo la sua Parola allora egli dimora in noi con il suo amore perfetto. E allora abbiamo anche gioia e forza per invitare i nostri fratelli, e anche chi ancora non conosce il Padre, a convertirsi per ricevere il suo perdono.
Grazie Signore Gesù, perché ci riveli la possibilità di essere perdonati e ci dai tu stesso il coraggio di chiedere e di donare perdono, di essere così collaboratori dell’amore del Padre!
Foto immagine: mia