Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 11 Luglio 2021

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Prima lettura Amos 7,12-15
dal Salmo 84/85
Seconda lettura Efesini 1,3-14
Vangelo Marco 6,7-13

Le letture di oggi continuano l’argomento di domenica scorsa: chi annuncia la Parola di Dio non è sempre gradito! Il profeta Amos viene scacciato e invitato a tacere, perché da ciò che dice si sente rimproverato persino il re. Il luogo dov’egli profetizza è il luogo frequentato dai capi, e non si può parlare in modo che essi si sentano rimproverati. Amos però sa d’esser stato chiamato da Dio: non può disubbidire a lui per piacere agli uomini, nemmeno se ricchi e potenti. Egli era di umilissime origini, faceva il pastore quando è stato scelto da Dio.

Le parole di questo profeta sono alla base degli insegnamenti che Gesù impartisce agli apostoli. Dopo averli chiamati, li manda con modalità e compiti precisi: devono andare a due a due, senza sicurezze umane, ricchi di fiducia nella provvidenza del Padre.

Vanno a due a due non solo per aiutarsi l’un l’altro, e sentirsi così sicuri, ma anche e soprattutto per aver l’occasione di far vedere il frutto di ciò che predicano: l’amore reciproco. L’amore reciproco è la caratteristica del Regno dei cieli annunciato dal Signore e che anch’essi devono predicare. Non possono limitarsi a parlarne, ma lo devono far vedere già presente, facendone gustare il frutto. Questo avviene grazie alla fiducia reciproca, all’obbedienza reciproca, all’amore reciproco, alle guarigioni materiali e spirituali.

E poi, non prenderanno nulla con sé, perché non avranno preoccupazione per se stessi, ma solo per l’annuncio del Vangelo. La loro povertà darà modo a Dio di occuparsi di loro, sia del cibo che del vestito che d’ogni altra necessità. In tal modo la loro vita rivelerà pure la bellezza dell’amore provvidente del Padre. Avranno poi cura delle persone più deboli, anzitutto dei malati e di coloro che soffrono in balia dei demoni. Li consoleranno, e nel nome di Gesù li libereranno dalle forze avverse al vangelo. Faranno risplendere la concretezza dell’amore del Padre.

Gesù sa che il suo nome e il suo vangelo incontreranno ostacoli, e che questi ostacoli saranno di tentazione per gli apostoli stessi: li preavvisa perciò, affinché non si lascino prendere da sensi di colpa o da scoraggiamento. Se qualcuno non li accoglie, ciò avviene non perché essi non annunciano il vangelo in modo adatto e piacevole, ma perché il diavolo mette impedimenti, e perché gli uomini, per comodità, ubbidiscono a lui invece che a Dio. In tal caso essi debbono andarsene da quel luogo, senza condannare, ma anche senza illudersi di riuscire a convincere e persuadere gli uomini con altri metodi più accomodanti o con accorgimenti comodi.

Come dev’essere ringraziato e benedetto il Signore per coloro che invece credono! Nella loro vita si manifesta la bellezza e la grandezza del Vangelo, la santità e la purezza di Dio.

San Paolo ci aiuta a benedirlo iniziando la lettera agli Efesini. Ci aiuta pure a renderci conto della magnifica sorte toccata ai cristiani: essi sanno di essere figli di Dio, portatori della sua santità e della sua gloria. Dio stesso li ha scelti perché siano «santi». Che significa? «Santo» significa elevato sopra la terra, che non risente quindi di ciò che succede in essa e su di essa. Sulla terra c’è chi opera il male, chi insulta e commette ingiustizie. Io sono stato scelto da Dio per essere «santo», cioè come lui, che solo è santo: non reagisco a queste opere della terra, ma reagisco all’amore che egli continua a donarmi. Quanto fanno gli uomini sulla terra non mi smuove, non mi fa cambiare pensieri e atteggiamenti. Non coltiverò né vendetta ma nemmeno risentimenti. I nostri fratelli, che chiamiamo “santi”, ci sono d’esempio.

Anche noi talora viviamo in mezzo a gente che non accoglie il vangelo: persevereremo nella fede e nell’amore, senza lasciarci condizionare nè da insulti nè da offese, e nemmeno da quelle leggi che lo Stato ci fornisce per allontanarci dalla volontà del Padre. Noi saremo «santi» per la gloria di Dio!


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