Fraternità della Trasfigurazione – Commento al Vangelo del 1 Gennaio 2023

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Maria ci accompagna nel nuovo anno

In questo primo giorno dell’anno la Chiesa invita a volgere lo sguardo verso la Madre del Signore, dal cui amore ci sappiamo custoditi e protetti, ma che siamo anche chiamati a imitare come modello della nostra vita di fede. Verso di lei, verso Giuseppe e il bambino procede veloce il cammino dei pastori. Ora che la gloria del Signore li ha avvolti di luce, essi non conoscono più il timore; al contrario, diventati nuove creature, obbediscono con slancio e senza opporre resistenza all’invito dell’angelo e si mettono in viaggio per andare a vedere il segno che era stato loro preannunciato.

Luca ce li presenta, dunque, come il prototipo dei veri credenti: essi hanno creduto all’annuncio, hanno accolto la parola e prestato fede al segno rivelatore; per tale motivo ora possono diffondere ad altri la buona notizia loro proclamata: una notizia che ha origine in Dio e, di conseguenza, non può che provocare stupore.

Al movimento esteriore dei pastori si accompagna quello interiore di Maria, che custodisce tutto quanto sta avvenendo e lo medita nel cuore. Custodire e meditare sono due verbi importantissimi per la vita dello spirito. Maria custodisce nel cuore: la Madre del Signore, infatti, non vive superficialmente, passando da sensazione a sensazione, da evento in evento, ma conserva nella parte più profonda della sua persona, nel suo centro – sede della volontà e dei pensieri – il ricordo di tutti i grandi avvenimenti di cui è contemporaneamente protagonista e testimone.

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Il suo custodire, però, non è semplicemente orientato a mantenere il ricordo per poter narrare in un giorno futuro, come spesso fanno le mamme, i primi anni di vita del bambino. Maria medita, dice il testo di Luca. Più esattamente, confronta i diversi episodi, le parole udite fin dal momento dell’Annunciazione, per comprenderli con sempre maggiore profondità, per individuare un nesso che li unisce e permette di coglierne il senso.

Sia Maria sia i pastori sono accomunati da quello sguardo semplice e docile, grazie al quale possono cogliere la presenza di Dio in una realtà estremamente ordinaria: un bambino avvolto in fasce. Ordinaria e nello stesso tempo eccezionale, perché niente come la nascita di una nuova creatura è in grado di richiamare la nostra attenzione al mistero della vita e alla sua dimensione trascendente.

Per tale motivo i pastori ritornano alle loro incombenze quotidiane «glorificando e lodando» quel Dio di cui avevano contemplato il mistero, presente nel Bambino da cui erano stati inviati. La loro lode riecheggia quella degli angeli, segno della comunione fra cielo e terra che, dal momento della nascita di Gesù in poi, si è di nuovo venuta a creare. Ed è proprio questo legame ricostruito tra il mondo di Dio e quello degli uomini, rappresentati da creature semplici e per nulla eccezionali come i pastori, in cui ognuno di noi facilmente si identifica, che può accompagnarci come augurio e invito in questo nuovo anno. Augurio, in quanto segno che Dio non ha dimenticato la nostra terra; invito perché, in nome di questo legame ricostruito, ognuno di noi potrà lasciar trasfigurare la propria umanità, grazie al dono della sua vita divina di cui tutti coloro che lo vorranno potranno diventare partecipi.

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Commento a cura dalla Fraternità della Trasfigurazione.

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli