A cura di Fratello Luca Rubin
Sono monaco della Fraternità monastica della Speranza, nella diocesi di Arezzo.
Sono anche maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione. […]
Mai solo, neanche nel deserto
Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Il brano è ambientato nel deserto, un non luogo, una situazione di totale mancanza ed estrema essenzialità. I protagonisti di questa pagina sono due: lo Spirito che conduce, e il diavolo che tenta. Gesù qui non è il personaggio principale (almeno per ora), ma quasi una comparsa, e i due verbi in forma passiva lo confermano. Gesù si lascia condurre dallo Spirito, e non solo ora: fin dal concepimento la vita del Signore è stata condotta dallo Spirito; e poi tentato dal diavolo: la strategia del diavolo è dividere, separare, frammentare, in modo da indebolire e vincere facilmente.
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Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.
Gesù è condotto nel deserto per essere tentato. Tra queste due azioni a cui il Signore si sottomette, ecco la sua personale scelta: il digiuno, risposta che dice il suo voler essere presente in quella situazione. Se il deserto è il luogo dell’essenzialità, il digiuno è quella disciplina che priva anche dell’essenziale, certamente per un bene maggiore. Il momento di fatica arriva dopo aver lavorato, il dolore muscolare si verifica dopo aver camminato a lungo, dopo un grande impegno viviamo la fatica, la stanchezza, magari anche la delusione, lo sconforto.
Gesù ha fame, e questa fame fisica dà inizio alle tentazioni, cioè a quelle modalità che il diavolo usa per dividere, per vincere e per allontanare da Dio. Niente di strano allora, se in certe fasi della mia vita avverto questa fame, questo bisogno di trovare sostegno: il problema non è la fame di Gesù, ma l’uso che il tentatore fa di questa situazione di debolezza e svantaggio.
* Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane
* Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù
* Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai
Spesso ci si sofferma sul contenuto delle tre tentazioni che il diavolo offre a Gesù. Tuttavia è un’unica tentazione, la tentazione del “faccio quello che voglio, comando io, posso fare tutto”. Se è vero che il tentatore fa il suo sporco lavoro, la tentazione è una situazione che si verifica nella solitudine della persona, quantomeno una solitudine interiore; la tentazione attinge sempre da un vissuto personale. Se le prime due proposte sono più materiali, la terza cerca di colpire proprio al cuore la divinità di Gesù Cristo, per separarlo definitivamente dal Padre e dallo Spirito., per renderlo servo suo e così sottometterlo. Qualsiasi tipo di tentazione ha sempre questa dinamica: separare da Dio, depredare la persona e schiavizzarla.
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Nella solitudine totale del deserto, Gesù combatte la tentazione armato di ben quaranta giorni di digiuno, e rispondendo ad ogni tentazione con la Parola di Dio, ecco il terzo protagonista: “sta scritto” è la risposta di Gesù al tentatore. La concretezza del nero su bianco, incancellabile, diventa l’ancora che vincola la nostra vita a Dio, anche nel mezzo della più grande tempesta.
Gesù non fa quello che vuole, non vuole farlo, non è questo il suo intento. Nel comune pensiero si è liberi solo quando si può fare tutto ciò che passa per la testa; Gesù esprime la vera libertà vivendo la comunione con Dio Padre e attuando il suo progetto: siamo veramente liberi quando sappiamo amare e ci lasciamo condurre non dall’egoismo (io voglio), ma dall’amore (io sono con).
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano
Prima e dopo aver vissuto la tentazione, Gesù non è solo: prima è condotto dallo Spirito, dopo è servito dagli angeli. La tentazione vince su di noi solo se rimaniamo soli, se ci stacchiamo da Dio e dai fratelli; ecco perché proprio nel Padre nostro preghiamo: “non abbandonarci nella tentazione” : se Dio è con noi (e se noi siamo con Lui), la tentazione è già superata! Il diavolo lascia Gesù quando ad ogni proposta risponde chiamando e pronunciando il nome di Dio, e chiamare significa essere in compagnia, non essere più soli.
Lo Spirito conduce l’uomo nel deserto delle cose e delle relazioni affinché egli faccia verità dentro di sé, e in quel terreno apparentemente arido e infecondo, incontrare la tentazione, rischiare la divisione e invocare il nome di Dio, stare in sua compagnia, e infine vincere, confermando la comunione con il Padre, che mai lo abbandona.
La solitudine che offre il tentatore è la morte, il buio, il nulla. La solitudine di chi sta con Dio non è mai solitudine, ma compagnia, comunione, condivisione, partecipazione. La tentazione è un momento di profonda verità, momento di fatica, certamente; è il luogo per confermare il tuo sì a Dio. Lui sarà il Compagno, Lui ti conduce, Lui non ti abbandona mai, neppure nella tentazione.