Fratello Luca Rubin – Commento al Vangelo di domenica 22 Gennaio 2023

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A cura di Fratello Luca Rubin

Sono monaco della Fraternità monastica della Speranza, nella diocesi di Arezzo.
Sono anche maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione. […]


Questa pagina di vangelo può apparire come un muro, e non solo per la sua lunghezza. Davanti a un muro ci si può abbattere, si può inveire contro chi lo ha costruito, oppure si possono cercare dei passaggi, porte e finestre che permettono di attraversare e vedere oltre il muro. Io ci ho trovato una porta, grande e solenne, quattro finestre, e ben tre citofoni. Andiamo!

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Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento

Il portale d’ingresso. Abolire può essere tradotto in due modi: distruggere, cancellare, oppure fermarsi per la notte durante un viaggio. Gesù chiarisce fin da subito che non è venuto a distruggere, e tanto meno pensa di fermarsi: al Maestro piace camminare, e attraverserà la notte del mondo, quella notte sarà la sua notte. Tutto ciò che Gesù di Nazareth incontra lungo il suo percorso non diventa una comoda poltrona o un soffice cuscino, ma è accolto come un invito a procedere, ad affrettare il passo, affinché quella situazione non vada distrutta ed eliminata (il passato non lo si può, non lo si deve eliminare, mai), ma portata a compimento.
Dare pieno compimento. L’azione di Gesù è quella di riempire, portare a termine, realizzare, Lui è la pienezza del mistero di Dio, “In Lui il Padre ci ha detto tutto e ci ha dato tutto”, scrive san Giovanni della Croce; il Verbo fatto carne sarà Lui a realizzare pienamente questa umanità, così gloriosa e al contempo così povera.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio

Prima finestra. Se tutti ci accendiamo di sdegno davanti a un omicida, non ugualmente ci comportiamo davanti a chi si infuria con qualcuno. Il verbo adirare è lo stesso usato per il fratello maggiore della parabola del figlio prodigo: “Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo”. (Lc 15,28). L’atteggiamento indicato da Gesù non è lo sbotto di un momento, ma un sentimento negativo persistente. Come l’omicida, anche chi si adira uccide, se stesso e gli altri. Questa finestra ci aiuta a fare chiarezza ed essere ben decisi a non fermarci nel buio della nostra vita, ma attraversarlo, e piano piano illuminarlo.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono

Un primo citofono. Entrare dalla finestra non è facile, conviene citofonare e farsi aprire la porta: riconciliarsi. Questo termine compare solo qui in tutta la Bibbia, e tradotto letteralmente significa “cambiamento totale dell’esperienza”. Solo così puoi incontrare l’altro non come il tuo nemico, ma come fratello. Solo dopo questo cambiamento radicale il dono fatto a Dio sarà gradito, soprattutto sarà vero, e non un teatrino. Non solo non uccido, non solo non mi adiro, ma incontro il fratello e offro a Dio questo totale cambiamento, il dono più bello!

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Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore

Seconda finestra. Anche su questo argomento siamo tutti ferratissimi, e giudici spietati contro chiunque tradisca l’unità della coppia, poi al “Ma io vi dico” che porta a compimento, rimaniamo tutti improvvisamente senza parole: un desiderio mal posto è già adulterio. Lo stesso verbo è usato da Gesù durante l’ultima cena, quando disse ai suoi: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22,15). In ogni essere umano è presente una miriade di desideri, più o meno luminosi, più o meno oscuri, e anche la Parola di Dio ci mostra questo divario immenso. Questo portare a compimento di Gesù non è estremizzare il senso di colpa, anzi, proprio il contrario: Gesù intende liberare il cuore dell’uomo e della donna da ogni legame e intralcio, in modo da permettergli una vita più bella, più pulita.

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te

Un secondo citofono. Come fare a gestire questi desideri negativi? Qualcuno disse che l’unica soluzione per non cadere in tentazione è fuggire. Togli via da te la causa stessa del desiderio cattivo, occhio o mano che sia, abbi il coraggio di disfartene completamente, non permettere che un desiderio deturpi la tua vita e quella altrui. Il vangelo conduce la tua vita a un dono totale e continuo, segui il Maestro.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio

Terza finestra. Un atto formale, un timbro e via, hai divorziato. (Ovviamente non entro nel merito di chi vive questa situazione di sofferenza, ma rimango alle parole del santo vangelo). Gesù dice, in sostanza, che le tue azioni hanno sempre una conseguenza, e anche se tutto è stato fatto secondo procedura legale, questo non impedisce che si creino altri danni. Mentre la legge di Mosè prescriveva una semplice norma, Gesù va a tutelare la vita delle persone.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto

Quarta finestra. Il giuramento, dice il dizionario, è “l’atto con cui si invoca la divinità a testimone della verità di quanto si afferma, richiamando su di sé o su persone o cose care la maledizione divina nel caso in cui sia pronunciata menzogna”. Mentre leggo questa definizione, sorge in me questa domanda: ma perché farlo, che senso ha? Nessun senso infatti, e Gesù viene per liberarci da tutti questi intrighi. Non giurare il falso? No, non giurare affatto, vola alto, non ridurre Dio a tuo uso e consumo. Guarda un po’: c’è un citofono…

Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno

Terzo citofono. Mentre il giuramento delega qualcun altro a testimone di quanto si dice, il “Sì, sì”, “No, no” è tutto sulle tue spalle, è una vocazione alla responsabilità. Non sei più un bimbo che chiama il papà per farsi difendere dai compagni minacciosi, ma un adulto che parla responsabilmente in prima persona, ed è disposto a metterci la faccia propria, non quella di un altro, foss’anche Dio in persona. Il di più: tutto il resto è noia direbbe Franco Califano, ma Gesù porta a compimento anche il famoso cantautore: tutto il resto è demonio, è male. Il mio sì e il mio no, non c’è altro.

No, non ti fermi per la notte. Il Maestro prosegue, stagli dietro, suona tutti i citofoni, apri tutte le porte, guarda attraverso tutte le finestre: vedrai la piena realizzazione del piano di Dio, e sai qual è? La tua piena realizzazione, la tua felicità.

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