Gesù rimprovera gli ipocriti del su tempo, e di ogni tempo, anche quelli di oggi, dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Tutti noi facciamo molte cose secondo le tradizioni che abbiamo acquisito nella nostra famiglia e nella comunità in cui siamo vissuti. È una cosa naturale per gli uomini avere delle tradizioni, non è un peccato, anzi, è una delle basi del progresso, la capacità di non dover ripartire ogni volta da zero.
Ogni generazione parte dalle tradizioni ricevute dal passato per maturare un percorso di crescita verso il futuro. Provate a pensare a cosa significa per l’uomo partire senza nessuna tradizione, pensate se dei bambini crescessero nella giungla senza nessun contatto con la società, non sarebbero nemmeno capaci di parlare.
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E tuttavia le tradizioni ci consegnano non solo cose buone, ma anche cose cattive; infatti, la storia dell’umanità è segnata anche da una tradizione di male. Gesù ci chiede dunque di essere vigilanti, di essere critici verso le tradizioni in cui siamo cresciuti, perché queste tradizioni non sono leggi divine, ma leggi umane.
Sento di persone che vanno in crisi se nella loro parrocchia spostano l’ora della Messa e invece di farla alle 4 la fai alle 4 e mezza, perché si era sempre fatto così. E questo è un esempio semplice della rigidità in cui viviamo. Ma dovremmo aprirci per essere più elastici mentalmente e spiritualmente in tutte le nostre azioni religiose.
Non trasformiamo in dogmi divini quelle che sono semplici abitudini umane. Noi dobbiamo conservare il fuoco della fede, non le ceneri.
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