Nel cammino della vita, spesso ci troviamo come i due ciechi che seguono Gesù, chiamandolo e chiedendo la sua misericordia. Le nostre cecità possono essere diverse: paure, dubbi, difficoltà nelle relazioni o nel lavoro. Eppure, come loro, sentiamo il desiderio di avvicinarci a Gesù, di essere toccati dalla sua presenza.
“Credete che io possa fare questo?” chiede Gesù. Questa domanda risuona anche nei nostri cuori oggi. Cosa crediamo veramente che Gesù possa fare per noi? Forse, nel profondo, dubitiamo del suo potere di trasformare le nostre vite, di guarire le nostre ferite più nascoste.
La fede di questi due uomini ci sfida. Loro credono, senza esitazione, che Gesù possa restituire loro la vista. E noi? Crediamo che Gesù possa illuminare le nostre oscurità, darci forza nei momenti di debolezza, aprire nuove strade quando tutto sembra bloccato?
Riusciamo a credere che Gesù possa aiutarci a perdonare quel collega che ci ha ferito, a trovare pace in mezzo allo stress del lavoro, a ritrovare la speranza quando la malattia ci spaventa.
Come i due ciechi, siamo chiamati ad avvicinarci a Gesù con fiducia, a lasciarci toccare da Lui. La loro guarigione non è solo fisica, ma tocca l’anima. Allo stesso modo, Gesù desidera guarire non solo i nostri problemi esterni, ma soprattutto il nostro cuore, liberandoci dalle paure e dai dubbi che ci tengono lontani da Lui e dagli altri.
Riflettiamo dunque: in quali aspetti della nostra vita abbiamo bisogno di credere più profondamente nel potere trasformante di Gesù? Dove abbiamo bisogno di aprire gli occhi della fede per vedere il suo amore che agisce in noi?