Gesù ringrazia Dio, ringrazia il Padre, non con una preghiera antica presa dai Salmi scritti nell’Antico Testamento, ma con una preghiera spontanea che nasce dal suo cuore: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. È qualcosa di grandioso, che ci fa capire come le leggi della spiritualità, non seguono le leggi della natura.
Se il re della foresta è il leone, per la sua forza, per la sua fierezza, per la sua capacità di far fronte agli altri avversari, il re del paradiso è invece Gesù, che trionfa per la sua mitezza, per l’umiltà, per la sua disponibilità a donare la vita per gli altri. E alle spalle di Gesù c’è l’immensa schiera dei santi, ovvero di tutte quelle persone che hanno seguito le sue orme.
Fra i tanti santi ricordiamo san Francesco, che sicuramente spicca per la sua umiltà e semplicità. E in lui possiamo vedere con chiarezza che umiltà non significa debolezza, anzi, sfido qualunque uomo ad essere umile come san Francesco, ma sono sicuro che nessuno di noi ci riuscirebbe, perché siamo noi quelli deboli.
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L’umiltà di san Francesco non consiste nel vestirsi con un povero saio fatto di sacco, questo è solo un segno esteriore di quello che aveva nel cuore. Francesco era umile perché piegava la sua volontà al cospetto della volontà di Dio, dava maggior credito alla sapienza di Dio che alla sapienza dei suoi ragionamenti.
Oggi guardiamo a Gesù e ai suoi santi e cerchiamo di apprendere la via dell’umiltà.
Fonte: il canale YOUTUBE di ☩ fra Stefano