Gesรน racconta una parabola che ci insegna come non pregare e come invece pregare nel modo giusto. Due uomini salgono al tempio: uno รจ fariseo, lโaltro pubblicano. Il fariseo, in piedi, prega ad alta voce e ringrazia Dio, ma lo fa con un cuore gonfio di orgoglio.
Non รจ realmente rivolto a Dio, ma a se stesso: si compiace della propria giustizia, elenca le sue opere, si paragona agli altri e si sente migliore. La sua preghiera non รจ un incontro con Dio, ma un monologo autoreferenziale, un modo per confermare a se stesso la propria superioritร .
Il pubblicano, invece, resta a distanza, abbassa lo sguardo e si batte il petto. Non osa nemmeno sollevare gli occhi al cielo, perchรฉ sa di essere fragile, peccatore, bisognoso di misericordia. La sua preghiera รจ semplice e sincera: โO Dio, abbi pietร di me peccatoreโ. Non cerca di dimostrare nulla, non fa confronti, non si aggrappa alle sue opere per sentirsi giusto. Si affida. Ed รจ proprio lui, dice Gesรน, a tornare a casa giustificato, mentre il fariseo rimane prigioniero della sua illusione.
Questa parabola รจ un invito a guardare dentro di noi. Magari non diciamo ad alta voce di essere migliori degli altri, ma dentro di noi ci sentiamo a posto, pensiamo di meritare qualcosa in piรน. Gesรน ci ricorda che Dio non si lascia impressionare dalle parole nรฉ dalle opere fatte per ostentazione. Lui guarda il cuore, e il cuore che gli รจ piรน vicino รจ quello che si riconosce piccolo, povero, bisognoso del suo amore.
- Pubblicitร -