Gesù ci lascia un cattivo esempio quando entra nel tempio, e scaccia i venditori che hanno trasformato la casa di preghiera in un covo di ladri.
Un esempio che non possiamo seguire perché, se lui aveva questa autorità per ergersi al di sopra di tutti, per insegnarci la volontà del Padre, noi questa autorità non ce l’abbiamo, noi non possiamo illuderci di essere i giusti che hanno i diritto di scacciare i peccatori dal tempio.
Noi non possiamo ergerci al di sopra degli altri, perché non siamo al di sopra degli altri. Quello che sicuramente possiamo fare è cercare di purificare il nostro tempio, purificare noi stessi. Dio si è degnato di donarci il suo Santo Spirito, egli vive dentro di noi, ma noi possiamo dimenticarcelo facilmente, e torniamo a vivere pensando solo alle cose della terra, dal comprare e dal vendere, dal costruire e demolire, dal divertirci e dall’inseguire le passioni.
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Per vivere nel mondo servono anche i mercanti, la vita è fatta di lavoro, di passioni di relazioni, questo non è un peccato. Essere tempio di Dio non significa rinnegare la vita, ma al contrario ricondurre ogni cosa ad un significato più profondo, significa convogliare ogni sfaccettatura del nostro essere all’interno in un progetto più grande di noi, orientare tutto all’amore per Dio e per gli uomini.
Scacciare i venditori dal tempio significa non mettere Dio al servizio del nostro benessere. E allo stesso tempo significa scoprire che per noi non c’è un bene più grande che poter essere tempio di Dio.