Il Vangelo ci consegna una immagine strana dell’umanità, è come se noi fossimo un campo, però, un campo mal messo, con rovi, con sassi, con una strada che lo attraversa, e anche con qualche angolo di terra fertile. Noi spesso c sentiamo di essere i protagonisti della vita, siamo convinti di essere padroni del mondo e di noi stessi. Ma è vero?
Pensi davvero di essere padrone di te stesso? Sei davvero convinto che le idee che sono nella tua testa siano davvero idee tue? E se non fosse così? E se fosse stato qualcun altro a seminare i suoi pensieri nella tua testa? Io penso che la similitudine tra l’umanità ed un campo sia molto più veritiera di quanto potrebbe sembrarci a prima vista.
E se mi fermo ad ascoltare i discorsi che fanno le persone mi accorgo che di originalità ce n’è vernante poca, sono rare le persone che hanno una idea che sia veramente creativa, che non sia stata impiantata da qualcun altro. E allora forse potremmo imparare qualcosa da questa parabola di Gesù, per esempio potremmo imparare ad essere meno orgogliosi, e invece di illuderci di essere geni capaci di plasmare idee nuove, dovremmo concentrarci di più nel vagliare i semi che vengono messi nella nostra testa.
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E una volta riconosciuti i semi buoni, il nostro lavoro è quello di proteggerli e di favorirne la crescita, ed è così che il Vangelo può portarci ad avere una abbondanza di vita.