Quest’uomo con la mano paralizzata rappresenta un po’ tutti noi, la dove la mano paralizzata indica l’incapacità di essere generosi e attenti agli altri, l’incapacità di tendere la mano per aiutare chi ha bisogno, l’incapacità di consolare chi è triste, sostenere chi si lascia andare. E allora forse in quella sinagoga non c’era nessuno di sano, infatti, era paralizzata anche tutta quella gente che stava a guardare il paralitico e non faceva niente.
Paralizzati come siamo noi quando vediamo qualcuno che sta male e andiamo avanti per i nostri affari. È la compassione ad essere paralizzata, la compassione è quel sentimento che grida nella profondità della nostra coscienza ma che resta inascoltato, non produce un movimento del corpo, non produce uno slancio della volontà.
E Gesù guarda con indignazione e tristezza alla durezza del nostro cuore. Ma io non voglio piangere oggi, le lacrime del coccodrillo non servono a nessuno, propongo invece di fare un proposito, per me e anche per voi, la prossima volta che avremo sentimenti di compassione proviamo ad ascoltarli, proviamo ad abbassare il volume ai discorsi dei nostri ragionamenti ed alziamo il volume delle parole del cuore, parole di amore e di compassione.
Fonte: il canale YOUTUBE di fra Stefano