Certo, fare il bene è una cosa importante, curare una persona ammalata è sempre una cosa buona, dare da mangiare ad un affamato è una cosa buona, e quindi facciamo sempre del bene quando ne abbiamo l’occasione.
Ma se vogliamo che il bene che facciamo agli altri si trasformi in un bene anche per noi, allora diventa importante il sentimento con cui facciamo le cose. Vi faccio un esempio, se io facessi la beneficenza mettendomi in mostra, con l’obiettivo di essere ammirato dalla gente, quale bene spirituale ricaverei da questa azione?
Nessun vantaggio, anzi, al contrario, peggiorerei perché diventerei più orgoglioso e sarei anche un ipocrita. Per questa ragione Gesù ci invita a compiere le nostre opere buone in segreto, senza cercare l’approvazione della gente, senza cercare un profitto economico, perché altrimenti il bene fatto agli altri non favorisce la nostra luce interiore.
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Purtroppo, l’orgoglio gioca dei brutti scherzi, e a volte riesce a corrompere anche le intenzioni più buone. Una persona comincia fare la carità, mossa dalla compassione per chi è in difficoltà, ma un po’ alla volta si insinua il tarlo dell’ipocrisia, e si comincia a fare le cose non più mossi dall’amore ma dal desiderio di emergere, di essere apprezzati e lodati.
Per questo ogni tanto è utile un esame di coscienza, un atto di conversione, che ci riporti a fare il bene per amore, e solo per amore.
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