Gesù qui ci sta dicendo qualcosa di problematico, qualcosa di non lineare, difficile da capire: Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Io ho due chiavi di lettura per cercare di comprendere il significato di queste parole.
Il primo significato lo ricavo da un detto dei Padri del deserto. Una volta un giovane andò a chiedere ad un vecchio monaco in che cosa consistesse il suo stile di vita, ed il vecchio rispose: nel farsi violenza.
Con questa affermazione il monaco voleva dire che ci sono in noi alcune inclinazioni buone, e queste non richiedono un particolare lavoro, perché ci basta accoglierle così come sono, ma ci sono anche alcune inclinazioni cattive, per esempio l’inclinazione alla vendetta, o alla superbia, ed è su queste che noi dobbiamo lavorare con fatica, e il farsi violenza consiste nel rinnegare quella parte di noi che vorrebbe trascinaci verso il basso.
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Ma poi c’è anche un altro modo per interpretare questa frase di Gesù, e quando dice che i violenti si impadroniscono del regno dei cieli, vuole dire che c’è una classe di religiosi che vorrebbe tenere il regno di Dio tutto per sé. “chi vive come noi sarà salvato, chi vive diversamente sarà condannato” e “chi segue le nostre regole religiose entrerà nel regno e chi non le segue non entrerà”.
Questa è una forma di violenza religiosa, una violenza che non vogliamo accettare, da cui dobbiamo guardarci. E con questo non voglio dire che allora non ci sarà il giudizio finale, no, ci sarà, alla fine dei tempi Gesù giudicherà i vivi e i morti. Ma sarà lui a farlo e non noi, il Vangelo non ci chiede di anticipare questo giudizio, ma di invitare ogni persona al banchetto che il Padre ha preparato per noi e per tutti.
La violenza religiosa, prima ancora di manifestarsi nelle guerre, si manifesta nelle idee di chi si illude che il regno di Dio sia solo per lui.