Gesù passa accanto al mare di Galilea e chiama i primi discepoli con parole semplici e potenti: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. Quegli uomini, pescatori di professione, lasciano tutto per seguire Gesù.
Cosa significa per noi oggi essere “pescatori di uomini”?
Anzitutto, significa rispondere a una chiamata. Gesù ci invita, come fece con Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, a lasciare le “reti” che ci trattengono: le abitudini che ci allontanano da Dio, i timori che ci frenano, e i legami che ci tengono ancorati al nostro egoismo. La chiamata di Gesù è sempre personale, unica, e ci chiede di fidarci.
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Essere pescatori di uomini significa anche portare la luce del Vangelo nelle vite delle persone. Ma come? Non è questione di predicare ad alta voce, ma di testimoniare con la nostra vita. Significa vivere con gioia, speranza, e amore autentico, attirando gli altri a Dio attraverso ciò che siamo. Le nostre parole, azioni, e scelte quotidiane possono essere come una rete che avvolge con dolcezza chi cerca un senso nella propria vita.
Infine, essere pescatori di uomini ci ricorda che non peschiamo da soli. Gesù ci accompagna, ci guida e ci insegna. Lui ci rende capaci, anche quando ci sentiamo inadeguati. Le reti che utilizziamo non sono fatte della nostra forza, ma della Sua grazia, che opera attraverso di noi.
Oggi, ascoltiamo la voce di Gesù che ci chiama: “Seguimi”. Rispondiamo con fiducia, ricordando che siamo chiamati a “pescare” non con imposizione, ma con compassione, non con parole vuote, ma con gesti veri.