Gesù ci invita ad avvicinarci a lui. Ed è bellissimo questo invito, perché non è rivolto ai farisei, non è rivolto ai lebbrosi, e non è nemmeno rivolto agli apostoli, ma è rivolto proprio a noi che stiamo ascoltando in questo momento il Vangelo.
A noi Gesù dice, in questo momento: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. E allora in noi sorge spontanea una domanda: come facciamo a venire da te Gesù?
Ma lui ha già prevenuto questa domanda e, infatti, dice subito: prendete il mio giogo sopra di voi, e imparate da me che sono mite e umile di cuore. Capite? L’avvicinamento a Gesù non avviene camminando verso di lui, spostando il nostro corpo, ma muovendo il nostro cuore, le nostre disposizioni interiori, i nostri sentimenti.
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Prendere il suo giogo sopra di noi significa essere docili alla sua parola. E concludo questa breve riflessione di oggi, osservando solo una cosa. Nel mondo ci sono molte cose che non vanno bene, e purtroppo, coloro che si ribellano a questo mondo storto e malato, nella loro ribellione abbandonano la fede, e senza accorgersene si adattano al conformismo di questa società, molti si aggregano a questa ribellione standardizzata e omologata, alla ribellione di moda.
Ma io credo che, il più grande atto di ribellione che si possa fare alle ingiustizie e alle stoltezze di questo mondo, sia quello di diventare docili all’insegnamento di Gesù. Chi cerca libertà allontanandosi da Gesù diventa schiavo, ma chi si carica sulle spalle il giogo di Gesù diventa libero.