fra Stefano M. Bordignon – Commento al Vangelo del 10 Ottobre 2023

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Gesù ci invita a stare ai suoi piedi, per ascoltare la sua parola, ma non crediate che questo significhi non svolgere la propria missione. Vi racconto qualcosa di Daniele Comboni: un figlio di poveri contadini che diventò il primo Vescovo cattolico dell’Africa Centrale e uno dei più grandi missionari nella storia della Chiesa.

È proprio vero: quando il Signore decide di intervenire e trova una persona generosa e disponibile, si vedono cose nuove e grandi.
Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda il 15 marzo 1831, la povertà della sua famiglia spinge Daniele a lasciare il paese per andare a frequentare la scuola a Verona dove scopre la sua vocazione al sacerdozio. Nel 1854 Daniele Comboni viene ordinato sacerdote e tre anni dopo parte per l’Africa.

Dopo 4 mesi di viaggio, arriva a Khartoum, la capitale del Sudan. L’impatto con la realtà africana è enorme. Daniele si rende subito conto delle difficoltà che la sua nuova missione comporta. Fatiche, clima insopportabile, malattie, morte di numerosi e giovani compagni missionari, povertà e abbandono della gente, lo spingono sempre più ad andare avanti e a non desistere da ciò che ha iniziato con tanto entusiasmo. Dalla missione scrive ai suoi genitori: «Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa». Muore il 10 ottobre 1881, a soli cinquant’anni, segnato dalla croce che mai lo ha abbandonato, tra la sua gente, cosciente che la sua opera missionaria non morirà. «Io muoio, dice, ma la mia opera non morirà».

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Daniele Comboni ha visto giusto. La sua opera non è morta; anzi, come tutte le grandi cose che «nascono ai piedi della croce», continua a vivere sulla via dell’ardua ed entusiasmante missione tra i popoli più bisognosi.

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Fonte: il canale YOUTUBE di ☩ fra Stefano