Quando Gesù chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”, le loro risposte rispecchiarono le diverse teorie e speculazioni riguardo Gesù diffuse nella loro cultura.
Se la stessa domanda fosse posta da Gesù oggi, le risposte sembrerebbero forse più colte, ma sarebbero molto simili.
Mi immagino Gesù che ride sotto i baffi con la mano coperta sulla bocca, dalle risposte che danno spesso anche nostri contemporanei. La gente che soltanto ha sentito parlare di Gesù, non lo conosce bene, per questo non è capace di dare una risposta giusta.
Chi non ha sperimentato e non ha incontrato la vita di Gesù nella propria vita, non sarà mai capace di confessare che Gesù è il suo salvatore. Ma non basta soltanto incontrare Gesù, perché anche discepoli erano sempre con Lui ma non riuscivano, tranne uno, confessare che Lui è veramente Messia. Ci vuole qualcosa di più, ci vuole l’apertura totale alla voce del Padre che grida continuamente: “Questo è il mio figlio amato, ascoltatelo.”
Quando Pietro confessa la sua fede in Gesù, la risposta che Gesù dà a Pietro ci dimostra che non basta vivere sotto stesso tetto di Gesù, ci vuole una grazia particolare, che ci rivela chi è veramente Gesù: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.”
La domanda che Gesù pone a tutti noi è sempre stessa: «Ma voi, chi dite che io sia?». Ciascuno di noi è libero a rispondere quello che vuole.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap