Cos’è più facile perdonare o lasciarsi perdonare? Sono sempre più convinto che il perdono dobbiamo prima di tutto sperimentare per poterlo donare. Ma quante volte ci siamo accostati al sacramento di riconciliazione, però non eravamo capaci di perdonare quelli che ci hanno offeso, quelli che ci debbono qualcosa? Perché Pietro chiede quante volte deve perdonare proprio fratello?
Perché ancora non è capaci di comprendere che l’amore non chiede conto, l’amore perdona sempre a chi vuole ricevere perdono. La relazione vive perché c’è perdono, si può dire che l’uomo è ancora sulla terra perché c’è perdono. La parabola del re, che Gesù usa per spiegare ai discepoli la dinamica del perdono è proprio quella che spesso capita a noi con Dio e con gli altri.
Noi siamo in un debito talmente grande, al nostro Re e Signore, che non saremmo mai capaci di restituire: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il perdono non si può sperimentare se noi non escludiamo quel stupido e orgoglioso senso di dover restituire qualcosa!
Infatti Dio ci perdona sempre e tutto senza chiedere conto, ma siamo noi che non riusciamo accettare la gratuità del perdono, allora questa restituzione la spostiamo sulle persone che ci debbano qualcosa, anche se ci chiedono di aver pietà verso di loro: “Restituisci quello che devi!” Finché ci aspetteremo degli altri qualche restituzione automaticamente perderemo la gratuità del perdono del Padre e allora dovremmo restituire davvero tutto quel debito che solo Dio poteva scordarsi.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap