“Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?” Il dono, di prezzo incalcolabile, viene venduto e comprato. Viene venduto come uno schiavo per trenta monete d’argento. A noi piace questa logica di Giuda, e spesso la pensiamo nello stesso modo. Giuda aveva delle aspettative, aveva un’immagine di Gesù. E quando la sua immagine è crollata, va a vendere l’Amore. Il nostro ragionamento nei confronti di Dio e degli altri è uguale. Vanno benne finché rispondono alle nostre idee, alle nostre immagini e quando succede il contrario, vendiamo Gesù.
“Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli.” Solo quando entriamo nella logica della gratuità possiamo fare lo spazio al Signore di fare la Pasqua da noi. Togliendo la logica di Giuda, quella logica del commercio. Potremo dire: Signore vieni, Signore io desidero la Pasqua con te, a prescindere che i miei desideri non sono ascoltati. Signore Vieni, Signore desidero la Pasqua con te e con i discepoli, con i miei fratelli, anche se non fanno ciò che voglio io.
Entriamo in questo Triduo Pasquale senza imputare il dito verso Giuda, ma chiedendoci: “Sono forse io, Signore?
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