fra Marin Berišić – Commento al Vangelo del 3 Febbraio 2020

Oggi il Vangelo sembra che doni più l’importanza al male che a Gesù, ma di fatto non è così. Una cosa sicura è che tutta la vita combattiamo contro il male, tutta la vita è un continuo combattimento. “Costui aveva la sua dimora fra le tombe, nessuno riusciva a tenerlo legato.. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva.”

La morte è la dimora del male. La morte non è solo la morte fisica, ci sono tantissime morti nella nostra vita. Le nostre disperazioni, il nostro pensare di essere sbagliati, il nostro pensare di non essere amati. Il male trova dimora proprio lì, convincendoci. Il nemico è il più grande bugiardo e propria abita là, nelle tombe, nella chiusura, nel regno delle bugie. C’è ancora una cosa che sembra paradossale: “Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: che vuoi da me Gesù, figlio del Dio altissimo?

Non tormentarmi” Il male non scapa da Gesù, ma ciò che ci suggerisce è che bisogna gridare, bisogna lasciare questa Luce che entri nelle nostre tombe, nelle nostre morti. “Esci spirito impuro da quest’uomo” È Gesù che ci libera da ogni tormento della nostra vita, è Lui che vince la morte! È Lui che slega ciò che è legato con le catene. Il male agisce di nascosto, senza farsi vedere tropo. L’incontro con Lui è lo smascherare tutto a ciò che si aggrappa il male. L’incontro con Lui è mettere male in evidenza.

Incontrare Gesù è incontrare una liberazione, l’incontro con Lui ci rende più umani. Ci fa vedere che Lui è più importante!


Esci, spirito impuro, da quest’uomo!
Dal Vangelo secondo Marco Mc 5, 1-20 In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore

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