“Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola.” Ciò che spinge Levi a fare un grande banchetto è essere visto da Gesù.
La nostra esistenza è in atto quando è vista da Gesù. Noi viviamo dello sguardo dell’altro. Ma lo sguardo di Gesù è quello che guarda in profondità del cuore. Signore tu mi scruti e mi conosci! Signore tu sai tutto! Gesù con il suo sguardo prende sul serio la vita di Levi, tutta la sua persona. Essere visti con lo sguardo d’amore ci fa fare una festa a casa nostra, ci fa gioire, ci fa stare con gli altri “pubblicani” senza giudicarli.
Il vero problema è sentirsi a posto, bastare a se stessi, puntando il dito. Gesù dice una frase che ci dà la speranza: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.” Che malattia è questo? Sono malata d’amore (Ct 2, 5).
È malata perché le manca lo Sposo. Mancanza dell’amore è il motore di tutti i peccati, è ciò che ci spinge a riempire la vita con ciò che non la riempie di significato. Tocca noi a vedere se siamo malati d’amore, se ci manca lo Sposo o pensiamo di essere giusti, autosufficienti. Chiama i peccatori, perché i peccatori possono capire chi è Dio e il suo amore gratuito e possono capire la verità dell’uomo: siamo amati gratuitamente e infinitamente.
Lo Sposo chiama, desidera mangiare a casa nostra, ma aspetta noi a riconoscerci malati d’amore.
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Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.