L’ultima domenica dell’anno liturgico è caratterizzata come festa di Cristo Re. Prima di tutto bisogna capire che Gesù non è Re secondo lo schema umano.
“Dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto.”
Questa è immagine del nostro Re. Il nostro Re è crocifisso, lo deridono tutti. Il nostro Re è nudo nel vento, sta morendo, scandalizza tutti! Scandalizza anche noi un re così, un re che sembra non salvi nessuno. Credo che con questa immagine del Re povero e solo, Dio voglia dirci che è dentro ogni nostra storia. È dentro ogni nostra sofferenza, dentro ogni nostro patire. È crocifisso negli infiniti crocifissi della storia. Prova la compassione per i figlii che stanno soffrendo e partendo. Ci fa vedere che chi ama sta con il suo amato, fino alla fine. Fino a dare propria vita senza il bisogno del contraccambio.
Poi ci vengono date due altre immagini; due malfattori. Uno che vuole scappare dalla croce, guarda solo se stesso e la propria sofferenza. Mette alla prova Gesù “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi” lo stesso ha fatto il diavolo nel deserto. Questo malfattore non sa che proprio là dove soffre, là dove gli sembra che non ci sia il senso, c’è Lui! Lui che ama!
Invece altro malfattore si accorge di Qualcuno che non ha fatto niente di male, ma desidera dare propria vita per Lui. E fa una splendida preghiera che gli apre le porte del regno. “E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.” Lui è consapevole del proprio peccato, nonostante si affida al Cristo re e ottiene la salvezza. E la salvezza comincia oggi, qui ed ora: “in verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.
Possiamo anche noi scegliere o di mettere alla prova il nostro Re, scappando dalla circe o di accorgersi del suo amore, affidandosi a Lui!
Fra Marin Berišić
Commento a cura di fra Mario e fra Marin Berišić OFMCap