Quando Gesù parla della vigna sa di usare un’immagine che i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo conoscono molto bene, ne troviamo un riferimento chiaro nella prima lettura dal profeta Isaia e nel salmo. La vigna è il popolo d’Israele, amato da Dio come una sposa, curato, custodito con le più tenere attenzioni. I contadini cui è stata affidata sono certamente i re, i capi del popolo e i sacerdoti, che avrebbero dovuto custodirla fedele al Signore, ma è anche ogni singolo abitante di Gerusalemme e della Giudea, ciascuno ha la sua piccola o grande responsabilità nel portare i frutti di giustizia che il Signore si aspetta.
Gesù sta ripercorrendo la storia di Israele, i suoi ascoltatori sanno come sono stati trattati i profeti che il Signore ha mandato per ricondurre a sé il suo popolo. Vorrebbero dissociarsi da quanto hanno compiuto i loro padri, per questo costruiscono tombe ai profeti, ma stanno per uccidere il Figlio. Rispondendo alla sollecitazione di Gesù sono spietati: «Quei malvagi, li farà morire miseramente…». Si rendono conto che sta parlando di loro solo quando lo sentono dire: «a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Non siamo migliori degli Israeliti di ogni tempo, anche noi come loro rischiamo di rendere la vigna infruttuosa, un deserto desolato, se facciamo i nostri progetti e confidiamo nelle nostre capacità per conseguire i nostri interessi, pensando di essere fedeli al Signore, ma piegando la sua legge, la sua Parola alle nostre voglie. Non è forse proprio quello che sta avvenendo con lo sfruttamento sconsiderato della terra, nostra casa comune?
Ma Gesù apre uno spiraglio di grande speranza: lui è la pietra che i costruttori hanno scartato … la pietra d’angolo; è il figlio dell’uomo che il Padre ha reso forte nella risurrezione. È lui la vera vite, che porta frutto in chi ascolta la sua Parola e rimane unito a lui (cfr. Gv 15,1ss).
Gesù gettato fuori da Gerusalemme, sulla croce ha mostrato a tutti il potere mite di Colui che si affida totalmente al volere de Padre. Così è diventato la pietra angolare che unisce cielo e terra. Avvicinandoci con la fede a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siamo costruiti anche noi come edificio spirituale, diventiamo il popolo che Dio si è acquistato (cfr. 1Pt 2,4-9) con la morte in croce del Figlio suo. Il più gran male da parte nostra, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per radunarci nel suo amore e far vivere un popolo numeroso. (cfr. Gen 50,20)
Ritorniamo a lui che ci attira a sé, lasciamo che sia lui a portare frutti di giustizia, di riconciliazione e di pace: in noi, tra noi e per mezzo di noi in tutto il creato, affinché riconosciamo che davvero questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi!
Suor Marilena Ester – Monastero di Bra
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