Federazione Clarisse – Commento al Vangelo del 6 Agosto 2023

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Nella domenica odierna, che questโ€™anno โ€œospitaโ€ la festa della Trasfigurazione del Signore, siamo invitati a contemplare ancor piรน chiaramente la luce della risurrezione che rifulge sul volto di Cristo, il Figlio del Dio vivente (รจ la confessione di fede di Pietro, che precede di poco il brano evangelico). Siamo chiamati a rimanere in questo โ€œcono di luceโ€ per essere avvolti dal suo amore, gioia per il cuore di ogni uomo, come lo stesso apostolo in quel frangente sperimentรฒ, esclamando con emozione: Signore, รจ bello per noi essere qui! (Mt 17,4). Non ci troviamo quindi semplicemente davanti ad un episodio del Vangelo su cui riflettere, ma di una esperienza cui aprirsi. La liturgia stessa di questa festa ci guida in tal senso, con le sue tracce di luce.

Lโ€™Antifona di ingresso alla Messa, come una porta, ci introduce nel mistero e ci specifica il contesto in cui lโ€™evento avviene: si tratta di una manifestazione trinitaria, nella quale anche noi che celebriamo ci troviamo implicati: nella nube luminosa apparve lo Spirito Santo e si udรฌ la voce del Padre: โ€Questi รจ il mio Figlio, lโ€™amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltateloโ€. Quanto proferisce la voce del Padre riguardo al Figlio, oltre ad essere la frase posta al centro del Vangelo (Mt 17,5b ripresa anche dal versetto allโ€™alleluia), รจ nuovamente offerta al nostro ascolto nella seconda lettura, tratta da una delle due lettere dellโ€™apostolo Pietro (2Pt 1,17). Ci รจ qui donata, fra lโ€™altro, la parola di un testimone oculare, quale egli stesso si identifica assieme ai suoi compagni: ciรฒ rende il lettore certo della veridicitร  dei fatti attestati.

Questo importante versetto del Vangelo, dunque, costituisce il cuore della liturgia odierna, ciรฒ che Dio desidera rivelarci perchรฉ si ravvivi in noi quella fede battesimale per la quale possiamo riconoscerci come figli amati nel Figlio. E la Chiesa, nellโ€™orazione Colletta, ci fa pregare assumendo la coscienza che il dono della figliolanza divina in Cristo ha un carattere stabile: o Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Figlio unigenito (โ€ฆ) hai mirabilmente preannunciato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, (โ€ฆ). Il fine del nostro celebrare รจ quindi trovarci coinvolti nella realtร  evangelica piรน consolante per il nostro cuore, che nel sacramento si traduce in esperienza viva.

Credendo, ma soprattutto vivendo secondo questa fede, possiamo entrare piรน strettamente in comunione con il Padre e con Gesรน nello Spirito Santo. Questo, tuttavia, giร  si realizza in modo effettivo, oggi come in ogni Messa, nel momento in cui riceviamo lโ€™Eucaristia.

La preghiera dopo la comunione fa ulteriormente invocare: il pane del cielo che abbiamo ricevuto ci trasformi, o Padre, a immagine di Cristo, che nella Trasfigurazione rivelรฒ agli uomini il mistero della sua gloria ed esprime per ciascuno di noi lโ€™auspicio che, in virtรน del Sacramento ricevuto, la gloria rivelata nel Figlio rifulga nei nostri cuori e sui nostri volti ad immagine del Figlio amato. Come non pensare a S. Chiara, che era talmente unita nellโ€™amore al Cristo, povero e crocifisso, che abitualmente usciva dalla sua preghiera con il volto raggiante di luce (cfr. Fonti Francescane 3199)?

La Colletta conclude: faโ€™ che ascoltando la Parola del tuo amato Figlio, diventiamo coeredi della sua gloria. Per noi, la cui esistenza non รจ segnata da luci straordinarie ma dallo scorrere continuo degli umili eventi quotidiani, รจ solo grazie alla solidissima Parola, ascoltata con costanza nella fede lungo il discepolato di tutta unโ€™esistenza, che veniamo trasformati in ciรฒ che impariamo a contemplare del mistero di Cristo. Ad essa dobbiamo volgere lโ€™attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro (2Pt 1,19) e rimanere con lโ€™orecchio costantemente teso al divino sussurro di una brezza leggera (1Re 19,12), come faceva il profeta Elia, che nella visione dei tre apostoli colloquia con Gesรน insieme a Mosรจ, nostro padre nella fede. Questa voce delicata spira nel nostro cuore per fargli intendere: โ€œsei figlio/figlia amato/amata โ€ฆโ€! Tale voce va difesa dalle mille altre voci che, soprattutto dal di dentro, tentano di soffocarla. Se rinnegando noi stessi, come Gesรน insegna a chi vuole porsi alla sua sequela (pericope immediatamente precedente al Vangelo della Trasfigurazione (Mt 16,24), ci โ€œarrenderemoโ€ ad essa verremo inondati di luce, cioรจ finchรฉ non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino (2Pt 1,19).

Sr. Elena Amata del monastero di Vicoforte

Fonte

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