Federazione Clarisse – Commento al Vangelo del 30 Ottobre 2022

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Gesù è sulla via che dalla Galilea sale verso Gerusalemme, la meta del viaggio da lui intrapreso con grande decisione (cf. Lc 9,51) e sta attraversando Gerico, ultima tappa del suo viaggio. Il brano che la liturgia ci dona oggi narra l’incontro tra Gesù e Zaccheo e può essere la risposta alla questione: un ricco può salvarsi?

Lo stesso Luca aveva riferito come parole di Gesù: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio” (Lc 18,24). L’episodio di Zaccheo può rappresentare l’opposto della storia del ricco notabile che, pur desiderando la vita eterna, esce triste dal colloquio con Gesù perché non riesce a rinunciare alle sue molte ricchezze (Lc 18,18-22): ciò che questi non poteva o non voleva fare viene ora promesso da Zaccheo: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto“. Luca ha l’opportunità di dimostrare che “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio” (Lc 18,27). A Dio è possibile salvare il ricco, perché, nell’incontro con Cristo, è possibile che un ricco si converta e Zaccheo lo dimostra. 

Zaccheo – il suo nome, Zakkaj, significa “puro, innocente”- è uomo ricco e potente, un “capo dei pubblicani” e, proprio per questo, disprezzato e odiato da tutti. Quest’uomo ha nel cuore un grande desiderio: vedere il profeta e maestro Gesù e con questo intento Zaccheo affronta due grossi ostacoli: in primis quello della sua piccola statura che non gli consente di vedere Gesù stando in mezzo alla folla. Ne consegue l’altro ostacolo, quello dell’esporsi al ridicolo: un uomo ricco e potente che si arrampica su un sicomoro! Ma il suo scopo è troppo importante: egli vuole vedere Gesù che di là deve passare e il suo desiderio è colmato ben oltre ciò che si poteva attendere. Si scopre guardato e da questo incontro di sguardi, scaturisce l’ “oggi” della salvezza.

Forse a Zaccheo bastava vederlo passare, ma Gesù prende l’iniziativa, lo chiama per nome e si auto-invita: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. È la frase centrale del nostro testo. Se l’inizio del brano è caratterizzato dai verbi di movimento: attraversare, passare, correre, salire; ora la serie viene interrotta: Gesù deve fermarsi, vuole dimorare a casa di Zaccheo, come avviene a Betania a casa di Lazzaro, Marta e Maria (Lc 10,38-42). L’invito a scendere allude alla necessità che Zaccheo torni alla realtà concreta della sua vita, per cogliere l’occasione del cambiamento con la presenza di Gesù, ma deve agire subito per non perdere l’oggi della salvezza che è qui e ora. “Oggi”: non ieri né domani. Parola chiave in Luca, dalla nascita di Gesù quando gli angeli annunciano ai pastori: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (Lc 2,11); all’inizio della sua attività pubblica, quando nella sinagoga di Nazaret afferma: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”(Lc4,21); poi alcune altre volte, fino all’ora della croce, quando Gesù dice al “buon ladrone”: “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Sempre noi incontriamo Gesù oggi!

Devo“, è necessario, bisogna: altra parola chiave, che compare molte volte nel vangelo di Luca per esprimere il modo con cui Gesù, nella sua piena libertà, va incontro al compimento della volontà di Dio per la salvezza di tutti gli uomini.

“...a casa tua“. Con questo auto-invito Gesù dichiara il suo desiderio di stare con lui, di condividere con lui l’intimità, la tavola che è il luogo dell’amicizia. Gesù conosce la situazione di Zaccheo, ma non pone condizioni, chiede solo di essere accolto, chiede di sostare nella sua casa. E lui risponde prontamente e “pieno di gioia” si affretta, scende e lo accoglie. Ha saputo cogliere il momento favorevole. Nell’incontro con il Signore egli sperimenta fin d’ora la gioia della salvezza.

Ed ecco un improvviso ribaltamento: Gesù non ha detto nulla a Zaccheo sulla sua ingiusta condotta di capo dei pubblicani, ma gli ha offerto amicizia e Zaccheo reagisce all’incontro con il Signore con un cambiamento radicale, una autentica conversione, che per un capo dei pubblicani e ricco si esprime necessariamente in una condivisione delle ricchezze. La sua dichiarazione di conversione non è una bella dichiarazione di principio, ma traduce allo stesso tempo l’esigenza del dare: “dono la metà di ciò che possiedo ai poveri” e la sincerità del pentimento: “e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto“, che è molto più di quanto la legge esigeva.

A questo punto Gesù dice: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza“, cioè egli stesso. Sì, l’accoglienza della salvezza è ormai accoglienza di Cristo, la salvezza è l’esperienza di chi incontra Gesù, mette in lui la sua fiducia e si lascia da lui salvare. Quel giorno, accogliendo Gesù, Zaccheo ha dato ragione del suo nome: Zakkaj, che significa “puro, innocente” e lo ha manifestato iniziando uno stile di vita nuovo, aperto alla condivisione e al dono. Anche noi possiamo rendere vera la nostra realtà di figli amati e salvati quando accogliamo Gesù che ci viene incontro e ci offre la sua amicizia. Come è entrata quel giorno nella vita e nella casa di Zaccheo, così la salvezza portata dal Signore Gesù può entrare ogni giorno, ogni oggi, nelle nostre vite.

Lo esprime bene il commento finale: “Il Figlio dell’uomo – ossia Gesù stesso che parla di sé in terza persona – è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto“. È un’espressione che ne ricorda altre di Gesù: “Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” (Lc 5,32); “Bisognava fare festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,32).

Si può notare il parallelismo tra l’invito a tavola fatto dal pubblicano Levi, all’inizio del ministero pubblico di Gesù e l’episodio di Zaccheo che si trova alla conclusione della sua vita pubblica. Questi due episodi esprimono la comprensione lucana della missione di Gesù: egli è venuto a salvare ciò che era perduto. Il suo cercarci e il suo salvarci sono la nostra indicibile gioia, la fonte della nostra possibile conversione. Ciò che è accaduto quel giorno a Zaccheo, può accadere anche a noi, oggi, grazie all’incontro con Gesù.

Signore, mentre cerchiamo il tuo volto, scopriamo che tu ci stai già cercando, per rivelarci la misericordia del Padre, che tutto può. Tu ci hai cercato e continui a cercarci. Concedici la grazia di lasciarci trovare da te, per accogliere la tua salvezza che trasforma la nostra esistenza.

Suor Maria Chiara – monastero di Lovere FONTE

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