In questa IV Domenica del T.O. la liturgia ci fa leggere il testo delle Beatitudini, un brano tanto conosciuto quanto poco compreso nella sua profondità, verità e realtà. Infatti ancora oggi, come sempre nella storia dell’umanità, molti sono coloro che piangono, i poveri, gli esclusi, i perseguitati, coloro che hanno fame e sete della giustizia.
Gesù nel proclamare queste parole su una collina di Galilea, sulla riva del lago, ha rivelato innanzitutto il suo vero volto. Chi è stato più povero, più disprezzato, più perseguitato di Gesù? Ma chi più di lui ha consolato, guarito, amato, seminato la pace? Allora, questa parola come può trasformare il nostro vivere oggi?
Mi soffermo su una delle chiavi di lettura delle Beatitudini: la SPERANZA.
Non possiamo leggere le Beatitudini senza percepire nel cuore il bisogno di speranza. La speranza è anzitutto un dono di Dio, anzi, è Gesù stesso come diceva san Francesco: “Tu sei la nostra speranza”. Un dono da coltivare, da condividere. La speranza è la possibilità di poterci riaffidare a Lui. Vivremo questo concretamente quando qualcosa di grave viene a visitarci, un lutto, una malattia, un dolore…Allora, grazie al dono della fede, ritorniamo a Dio e lì riaffidiamo la nostra vita, perché non c’è nessun uomo, nessuna donna che può ridarci vita come la relazione con Dio, che è vita abbondante.
La speranza è il passaggio dalla povertà in spirito alla Beatitudine dell’appartenenza al Regno di Dio.
Così come nel pianto sperimenteremo la Beatitudine della consolazione, nella fame e sete di giustizia conosceremo la Beatitudine della sazietà. La più alta espressione della speranza è il Magnificat di Maria.
Consideriamo una Beatitudine da vicino: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Non è un vedere Dio solo quando saremo nella vita eterna, ma già da oggi noi possiamo vederlo a partire da un cuore puro. Come? Una strada per esercitarci a questo è il lavorio sui pensieri: vigilando su di essi, nutrendoci di cose belle, purificheremo il cuore. E incominceremo a vivere in quella purezza che è Dio. Potremo sperimentare quella Presenza che, mentre dà gioia e pace, ci farà anche avvertire il grido dei poveri, dei perseguitati, di chi piange, ed essere per loro una parola di vita, un gesto fraterno, una Beatitudine che ricevuta, può essere donata.
Anna del Monastero S.Chiara – Lovere – Fonte
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