Chiamati a vivere per amore
La Parola di Dio di questa domenica ci fa riflettere sul tema della vocazione: la vocazione di Isaia, nella prima lettura, quella di S. Paolo nella seconda e nel Vangelo quella di Simon Pietro e i suoi compagni.
L’evangelista Luca colloca la vocazione di Simone e dei suoi compagni dopo l’inizio del ministero di Gesù nella sinagoga di Nazareth, le sue prime guarigioni e l’annuncio della Parola. Gesù è ormai conosciuto: le folle lo ascoltano, lo seguono e lodano Dio per le sue parole autorevoli, per i miracoli, per le sue opere di misericordia.
In questo testo emerge la figura di Simone al quale Gesù aveva già guarito la suocera e che ora vede il maestro salire sulla sua barca per insegnare. Al termine del suo insegnamento Gesù gli chiede di tornare a pescare e Simone, dopo aver obbiettato che la pesca della notte era stata vana, si fida: “Sulla tua parola getterò le reti”.
Questa decisione è ricca di significato, perché vuol dire che la Parola del Signore è diventata più importante e determinante di ogni altra prospettiva; in questo caso più importante dell’esperienza professionale dei pescatori. La pesca è sovrabbondante e Simone, dietro l’eccezionalità del fatto, intuisce l’identità unica di questo maestro e davanti alla Parola efficace e autorevole di Cristo riconosce la sua condizione di peccatore.
“Allontanati da me”, dice Simon Pietro: davanti al rivelarsi di Dio, solo un gesto di umiltà può aiutare a metterci in posizione giusta davanti a Lui e in condizione di rispondere alla missione.Ma Gesù chiama Pietro ad assumere uno sguardo nuovo sul suo peccato. Non è l’ostacolo per la relazione con Dio, ma il punto di partenza da cui sempre si può ripartire per una relazione nuova con Lui, una relazione dove il senso della distanza da Lui non ci allontana, ma ci fa progredire in un cammino inesausto di sequela. Per questo rilancia l’invito a continuare a pescare, non i pesci, bensì gli uomini. La vocazione è una riformulazione della vita. Simone non è chiamato a fare altro rispetto a quello che sa fare, ma a operare seguendo la parola di Gesù.
“E tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. Le barche tirate a terra stanno ad indicare una scelta definitiva e l’inizio di un cammino che sancisce una discontinuità col passato.
Luca sottolinea la prontezza di questi uomini col termine “lasciarono tutto”. Quando si dice che il discepolo lascia tutto s’intende che non lascia niente, perché prende tutto, ha trovato infinitamente di più, tutto quel che cercava e adesso è pronto a seguirlo, cioè a percorre la stessa strada di Gesù.
La risposta dei primi discepoli non solo è affermativa ma anche radicale. Essi assumono Gesù come unico punto di riferimento e lo seguono. La loro vita cambia prospettiva e scopo per cui ciò che era indispensabile per vivere, ora non lo è più. Credere nel Vangelo è aver incontrato Gesù nella propria vita, stupirci dell’amore di Dio e metterci alla sua sequela. Essere pescatori di uomini vuol dire essere portatori ai propri fratelli e sorelle di un dono che viene dall’alto ed è frutto solo dell’amore di Dio. Chi, come Simon Pietro e i suoi compagni, crede in Gesù e si fida della sua parola, mettendola in pratica, ne sperimenta la potenza.
Santa Chiara, nel suo Testamento, esorta le sorelle a tenere in alta considerazione il dono della vocazione ricevuta dal Signore. La considera il più grande dei doni ricevuti … “e quanto più è grande e perfetta, tanto più a lui siamo obbligate”. Perciò conosci la tua vocazione”. Quando si parla di vocazione non ci si riferisce solo a quella della vita religiosa, perché con il Battesimo tutti siamo chiamati a partecipare della vita di Dio: una vita d’amore e di comunione che già ora possiamo sperimentare … se seguiamo Gesù.
Buon viaggio e buona domenica.
Sr. Chiara Letizia – Monastero di Lovere – Fonte
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