Nemmeno Abramo si è spinto oltre. Ha osato domandate ma si è dato un termine. L’uomo non avrebbe mai pensato che il suo parlare con Dio potesse raggiungere una confidenza tale. Non avrebbe potuto immaginare l’inimmaginabile. Per riguardo all’Unico, all’Uno, al Solo, cambia la storia, il percorso umano scopre nuovi orizzonti, ciò che sembrava inesorabile trova una via di uscita, la mia cronica balbuzie si scioglie nel canto di lode, il mio cuore diventa carne, vivo, abitato: Figlio.
Il Figlio lo ha fatto per noi. Il Figlio ha annullato il tarlo nascosto che ci toglieva le parole, che ci rodeva nel dubbio che un amore fosse capace di tanto, capace di una potenza che risuscita, che ricomincia da capo, lo ha tolto di mezzo. I nostri documenti angusti che ci danno l’apparenza di regolare il mondo in buoni e cattivi, ammesso a Dio o no, basta, non esistono più: una nuova e vivente strada, una porta aperta per sempre, braccia spalancate che abbracciano fino a portarci con lui sepolti e risorti. Fatti lui, il Figlio.
E allora tutto è possibile. Padre.
L’Alito del Figlio, la Linfa vitale che lo abita, il Soffio che formula la parola audace e semplice: Padre.
Così, dalle esperienze consuete della nostra realtà quotidiana, impariamo la logica che ci salva, la gratuità del dono: l’amico insistente e l’altro che cede a quella richiesta seccante, il bisogno del figlio che è il pensiero amoroso del padre, l’attrazione di un volto che rivela segreti per cui vale la pena lasciare e partire.
Osiamo il di più, il non detto, il neppure pensato. Se solo sapessimo osare! Eccelso è il Signore ma guarda verso l’umile, sì, guarda verso me e mi ridona vita. Lui, il Signore farà tutto per me, mi riconoscerà, figlio nel Figlio, sentirà le sue parole nella mia voce e non abbandonerà l’opera delle sue mani: con lui ha dato la vita anche a noi.
Monastero Santa Chiara – Imperia – Porto Maurizio – FONTE
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