Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi …
Questa seconda domenica del Tempo Ordinario è la prima che si celebra dopo il Tempo di Avvento e di Natale. Il versetto al Vangelo sopra citato fa da raccordo tra i due tempi liturgici d’inizio anno e quello presente che si apre.
Il brano evangelico che la liturgia oggi ci offre racconta la prima manifestazione pubblica di Gesù, avvenuta al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando (Gv 1,28). Egli vedendo Gesù venire verso di lui proclama ai presenti: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (v. 29). Per noi oggi non è così immediato cogliere il senso di questa espressione. Ci aiuta osservare che questa rivelazione avviene nel contesto di una pasqua giudaica ed il particolare è interessante, perché l’agnello è il simbolo ed il cuore dell’Evento che fonda l’identità stessa del popolo di Israele. Ciò può essere anche indizio di quell’unità del mistero di Cristo che la cornice liturgica di questa domenica sembrerebbe suggerire e che la Tradizione, leggendo unitariamente e in modo cristocentrico le Scritture, conferma: si guarda alla nascita di Gesù già in proiezione della Sua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte. Gesù è al tempo stesso Dio-con-noi e Agnello immolato per la nostra salvezza.
- Francesco d’Assisi aveva ben colto questa intima unità, poiché portava continuamente Gesù nel cuore. Dice infatti il suo biografo, Tommaso da Celano: “Soprattutto l’umiltà dell’incarnazione e la carità della passione aveva così impresse nella sua memoria, che difficilmente voleva pensare ad altro” (1Cel 84).
Guardando alla Bibbia ed alla Tradizione si può ancora evidenziare che la simbologia nuziale è spesso utilizzata per descrivere sia la parabola della salvezza (cioè il dono di Gesù all’umanità dal suo apparire nel mondo alla sua morte sulla croce), sia il rapporto fra Cristo-Agnello e la Chiesa. Questa luce nuziale è la stessa che traspare nella celebrazione della Messa: poco prima della comunione, infatti, il sacerdote, nel mostrare il Corpo di Cristo, proclama proprio le parole di Giovanni Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo” e continua: “beati gli invitati alla Cena dell’Agnello” (cfr. Ap 19,9). La celebrazione dell’Eucaristia è dunque quell’incontro nuziale dove, raggiunti dal venire di Cristo, veniamo associati al dono pasquale della sua stessa vita.
Afferma Papa Francesco nella Lettera apostolica “Desiderio desideravi” (n° 5): “Il mondo ancora non lo sa, ma tutti sono invitati al banchetto di nozze dell’Agnello. Per accedervi occorre solo l’abito nuziale della fede che viene dall’ascolto della sua Parola: la Chiesa lo confeziona su misura con il candore di un tessuto lavato nel sangue dell’Agnello (cfr. Ap 7,14)”.
Di questo candore di vesti nuziali S. Chiara d’Assisi si è rivestita, ebbra della contemplazione del Crocifisso povero; per questo ha potuto scrivere a S. Agnese di Praga una lettera vibrante del suo amore appassionato. Come a lei, anche a noi rivolge accorato “l’augurio di cantare il cantico nuovo (…) davanti al trono di Dio e dell’Agnello” invitandoci a “seguire l’Agnello dovunque vada” (4LAg 1-3): questo è l’esito felice del nostro rimanere in contemplazione assidua del mistero di Cristo, che si compie in ogni Eucaristia.
Sr. Elena Amata Monastero s. Chiara – Vicoforte – Fonte
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