EGLI VI GUIDERÀ A TUTTA LA VERITÀ
Il passo della Lettera ai Romani proposto come seconda lettura costituisce un ottimo portale d’ingresso attraverso il quale entrare nella Parola di questa solennità. Con uno stile positivo e gioioso Paolo ci offre le coordinate essenziali della condizione esistenziale del credente: la fede in Cristo ci immette nella vita di Dio, nella sua benevolenza; ci inserisce saldamente nella sua grazia. Letteralmente Paolo scrive: Noi abbiamo pace verso Dio (5,1). Egli non fa riferimento a qualcosa di statico, ma piuttosto a un bene dinamico, vivo, di carattere relazionale. Questo bene è disponibile per noi mediante Cristo, ed è aperto sul futuro, è accompagnato da una speranza che non delude: lo Spirito Santo che ci è stato dato è in noi garanzia di una comunione che non solo non avrà fine, ma crescerà verso la sua pienezza.
Il Dio trino e uno, realtà vitale e non entità astratta, opera questa salvezza per noi, manifestandosi nella storia attraverso un dinamismo di vita e di amore in cui siamo attivamente coinvolti.
È questo lo sfondo interpretativo che ci introduce all’ascolto del brano evangelico, tratto dai “discorsi di addio” del Vangelo secondo Giovanni. Per rivelare a noi se stesso e renderci partecipi del suo dinamismo di vita, il Padre invia il Figlio; egli lo ama, come il Figlio ama il Padre; lo Spirito, inviato dal Padre e dal Figlio, continua il ministero di Gesù, ascoltandolo e ricevendo da lui…
In particolare nei nostri versetti è messo in risalto il ruolo dello Spirito in questo evento trinitario di rivelazione: rimanendo con i discepoli e nei discepoli come maestro, egli ricorderà loro il Vangelo annunciato da Gesù, per introdurli a una comprensione sempre più profonda del suo mistero e renderli suoi testimoni. Lo Spirito guiderà i credenti verso tutta la verità, che è Gesù; egli non li guiderà verso un concetto astratto, ma verso la realtà del Dio-Amore che si comunica a noi. Non parlerà da se stesso, ma dirà quanto ascolterà da Gesù.
Lo Spirito non comunica qualcosa di nuovo, ma dischiude il senso profondo della rivelazione di Gesù. Egli aiuta i discepoli a guardare gli avvenimenti della storia alla luce che viene dal Crocifisso Risorto, li guida a discernere le tracce di Dio nelle realtà umane, accompagnando la ricerca di risposte inedite per il futuro. Garantisce che la loro testimonianza non sia una semplice ripetizione di qualcosa che hanno imparato, ma fa sì che la Parola si compia in loro, li semplifichi, li radichi nell’essenziale.
Infine, lo Spirito glorificherà Gesù, ovvero lo mostrerà, lo rivelerà agli occhi dell’uomo. Il Quarto Vangelo fin dal Prologo riconosce nell’uomo Gesù, Parola fatta carne, il luogo privilegiato della manifestazione di Dio: tutta la vita di Gesù è rivelazione del Padre. Compito dello Spirito sarà “glorificare” Gesù, cioè proseguire questa epifania di amore divino, prendendo ciò che è di Gesù (e quindi del Padre) e comunicandolo agli uomini.
Tutto ciò che è descritto in questo brano, lo Spirito lo compie in nostro favore. Il nostro primo atteggiamento nei suoi riguardi è quindi certamente quello di “lasciarlo operare” nella nostra vita. Forse però lo Spirito si offre a noi anche come modello: egli ascolta, riceve, glorifica, così come il discepolo è chiamato ad ascoltare, a ricevere, e a glorificare…, a vivere cioè quelle articolazioni del “credere” che ci rendono testimoni del Vangelo.
Suor Chiara Beatrice – Monastero di Milano – FONTE
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