Quanto dura la vita? Da dove viene? Dove si acquista? Probabilmente la vita ci viene data solo in uso. E allora noi siamo solo dei contenitori? È possibile essere anche proprietari? O siamo solo custodi? Forse siamo tutte tre le cose nello stesso momento.
Certo, la vita mette l’uomo continuamente, inesorabilmente davanti al suo limite. Se il progresso tecnico e scientifico sempre più velocemente sembrano provvedere ad eliminare tutti gli ostacoli promettendo una definitiva ma futura felicità, la vita continua a nasconderci il suo segreto: vorremmo esserne padroni, per stabilire noi se e quando darle inizio, se e quando scrivere la parola “fine”, se e quando si possa dire degna di essere vissuta, o, ancora, definirne i parametri di “qualità”.
Ma la vita, racconta la fiaba di Mugabo con le sue immagini suggestive, sarà sempre qualcosa che ci supera, è prima di noi e dopo di noi, qualcosa che riceviamo – perchè non l’abbiamo chiesta né ce la diamo da soli – ma alla quale ci viene chiesto di rispondere e di dare un senso. E neppure è un privilegio nostro, ma una corrente di energia che percorre tutto l’universo – un vento che soffia dove vuole, dice l’autore, nessuno sa da dove venga e dove vada – rendendo “uno” tutto quanto lo abita, affratellato dallo stesso destino di fioritura, declino e separazione. Nasce da uno slancio di generosità e promette “gioia pace e felicità” a chi le corrisponde, a chi si sente fratello di ogni forma vivente.