Con un po’ d’immaginazione, proviamo a vivere questo racconto come se fossimo dei pastori.
Quella notte per il piccolo Giacobbe era una notte speciale. Camminava affianco al padre, in silenzio dopo aver trascorso tutta la giornata felicemente insieme. Il padre lo aveva portato con lui per la prima volta per insegnargli a prendersi cura del gregge. L’aria fredda della notte gli pungeva le guance. Decisero di fermarsi per un po’, si sedettero sull’erba e mentre il respiro che usciva loro dalle narici si addensava come fosse fumo, alzarono gli occhi verso il cielo limpido e senza nubi. Era una notte senza luna illuminata da migliaia di stelle piccole e grandi, più o meno luminose che si stagliavano nitide nel buio. Improvvisamente, il cielo si illuminò come a giorno. Giacobbe chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì, vide il cielo pieno di angeli. Pensava di sognare! Invece erano proprio lì davanti a lui e cantavano lodi a Dio per la nascita di un nuovo re. Uno di loro parlava direttamente ai pastori. “Mi ha parlato” pensò Giacobbe.
Con gli occhi spalancati, suo padre prese Giacobbe per mano. “Figlio vieni, dobbiamo andare a vedere di cosa parlava il messaggero di Dio”. Si diressero fuori dalle colline e scesero a Betlemme. Giacobbe non riusciva a tenere il passo di suo padre e cominciò a correre.
“Abba, cosa pensi che vedremo?” Chiese Giacobbe.
“Non lo so” rispose il padre. “Ma, è qualcosa che ha a che fare con Dio, sarà qualcosa di speciale”.
Camminarono per più di un’ora, arrivati in città, chiesero a chiunque incontravano notizie del bambino; raccontarono loro il messaggio dell’angelo. Gli amici erano sconcertati. Gli stranieri invece si allontanavano, pensando che fossero pazzi. Proprio mentre camminavano verso la periferia della città, Giacobbe vide una forte luce da una grotta. “Abba, forse dobbiamo andare là.” Quando entrarono nella grotta, videro una famiglia: un uomo orgoglioso, sua moglie e un neonato indifeso. Giacobbe gridò: “Abba! Questo è il bambino di cui parlava l’angelo”.
Giacobbe e suo padre erano così eccitati che quasi non riuscivano a raccontare a quella famiglia il messaggio che avevano ricevuto dall’angelo. Si interrompevano a vicenda, non riuscivano a terminare le frasi. La madre del bambino sorrise e annuì silenziosamente con la testa. Quando terminarono il loro racconto, il padre di Giacobbe si girò verso l’uomo e chiese: “Come si chiama il bambino?”
Gli rispose con una parola: “Gesù”.
Giacobbe si girò verso il padre e sussurrò: “Significa Dio salva».
Suo padre sorrise e disse: “Lo so, Giacobbe, lo so.”
Giacobbe e suo padre rimasero per tutta la notte ad adorare quel bambino, poi tornarono felici al loro gregge. Mentre camminavano il padre disse a Giacobbe: “Figlio, non vedrai mai più nulla di simile”.
Giacobbe si fermò e lo guardò. “Ma potrò vedere di nuovo Gesù?”.
“Penso di sì, Giacobbe” rispose il padre dopo un attimo di silenzio.
L’Impegno
L’annuncio degli angeli a Maria prima e ai pastori poi, segnò l’inizio della buona Novella. I poveri come Giacobbe e suo padre udirono il messaggio di Dio e quelle parole diedero loro speranza.
Mentre ci auguriamo a vicenda che il messaggio di Dio ci infonda speranza per il nuovo anno chiediamo a noi stessi:
Che cosa mi aspetto da questo nuovo anno? Come può la preghiera aiutarmi e darmi speranza?
Mettiamoci anche noi all’ascolto della voce degli angeli che ci annunciano che qualcosa di nuovo e di stupendo sta per succedere. Corriamo verso Gesù, verso quel bambino che è venuto al mondo per portarci la salvezza e non smettiamo mai di pregare perché ci guidi e ci sostenga.
Buon anno
Fonte: Famiglia, Sogno di Dio il blog di Paolo e Diane