Avete mai avuto la varicella? Io sì e non mi è piaciuto affatto. La varicella, comincia come un’influenza, debolezza, naso che cola e febbre. Poi, all’improvviso, il corpo si riempie di punti rossi che prudono tantissimo. Il prurito ti fa quasi impazzire, ma non puoi grattarti, peggioreresti solo la situazione. È una sensazione molto spiacevole, ma non disperata. Applicando una lozione il prurito si allevia e in pochi giorni, le piaghe vanno via, e la vita torna normale.
La settimana scorsa avevamo lasciato Gesù che dopo aver guarito la suocera di Pietro, si allontana da Cafarnao dicendo ai suoi discepoli: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là ; per questo infatti sono venuto!»
Così, il Vangelo di oggi, ci racconta che cosa accade durante il viaggio: il Signore, insieme ai suoi discepoli, sta per raggiungere una nuova città , quando si avvicina a lui un lebbroso.
Ai tempi di Gesù, la lebbra era molto diffusa ed era una malattia temuta. Quando qualcuno aveva lebbra, aveva tutto il corpo ricoperto di piaghe. A differenza della varicella, queste piaghe non solo non se vanno via, ma causano un’infezione che colpisce la pelle e la fa cadere a pezzi, lentamente.
Questa malattia esiste ancora oggi, ma si può curare e guarire e quindi fa meno paura. Eppure, anche oggi, quando ci si trova davanti qualcuno colpito dalla lebbra, ci si spaventa, si rimane impressionati.
Gli effetti di questa malattia ed il fatto che non si conoscesse ancora una cura sono stati le ragioni per cui, fin dai tempi più antichi, gli ammalati di lebbra sono stati messi da parte, allontanati dalle altre persone, mandati fuori dalla città .
Ecco perché, come avete ascoltato anche nella prima lettura, la Legge di Mosè era precisa e dettagliata: chi veniva colpito da questo male, doveva andare ad abitare fuori dall’accampamento, fuori dalla città , lontano da tutti gli altri. Doveva indossare vesti strappate e stare con il capo coperto e il volto nascosto, perché tutti potessero capire subito dal suo aspetto che era un lebbroso. Non doveva avvicinarsi alle persone, ma anzi doveva gridare la sua malattia, così da evitare che qualcuno inavvertitamente potesse avvicinarsi a lui.
Regole molto severe che non servivano a curare, né ad aiutare chi era malato, ma solo a far sentire al sicuro quelli che la lebbra non l’avevano.
Inoltre come abbiamo spiegato domenica scorsa, nella “cultura” del tempo, chi era ammalato era sospettato di essere un peccatore, qualcuno che l’aveva fatta grossa e che si meritava una “punizione” da parte di Dio.
Potete ben capire allora come in quel tempo tutte le persone sane si guardavano bene dal farsi avvicinare da un lebbroso! Ma non Gesù.
Un giorno venne da Gesù un lebbroso. L’uomo si inginocchiò davanti a Lui e disse: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Gesù guardò quell’uomo e provò amore e compassione per lui. Lo toccò e disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra lo lasciò ed egli guarì.
Nessuno prima di lui aveva fatto una cosa simile! Gesù non solo non lo evita, ma lascia che il lebbroso si avvicini a lui e soprattutto lo tocca! Gesù trasgredisce le norme che affermavano che chi toccava un lebbroso diventava a sua volta impuro, supera tutte le regole antiche e vive il comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Ci insegna, con l’esempio, come si fa ad amare.
Oggi nelle nostre città non ci capita di incontrare persone malate di lebbra, come invece succede in altre parti del mondo, ma tante volte continuiamo a trattare qualcuno proprio come un tempo venivano trattati i lebbrosi.
I lebbrosi erano quelli che venivano messi da parte, quelli con cui nessuno voleva avere a che fare, quelli che se ne dovevano stare da soli, in disparte, lontano da tutti gli altri, vero?
L’Impegno
Pensateci un attimo, anche oggi ci sono tante persone che vivono così, anche in mezzo a noi, anche molto vicino a noi. Troppo spesso chi non ci piace, viene messo da parte; chi non è bravo a giocare a pallone, viene tenuto lontano; la compagna che non sa fare la spaccata non la vogliamo nel nostro gruppetto all’intervallo; quello prende sempre brutti voti, quindi lo possiamo prendere in giro; quella lì è così timida che non dice mai una parola: peggio per lei, resti pure da sola…
Quante sofferenze e quanta tristezza rinchiuse nel silenzio!
Oggi, proviamo a pensare alla nostra vita, alle persone che conosciamo… Di sicuro ci verrà in mente qualcuno che è sempre un po’ in disparte, qualcuno che nessuno invita a giocare.
Allora può essere questo il nostro impegno della settimana: provare ad essere come Gesù, andare incontro a questo amico, a questa amica, che si sente messo da parte, che si sente come il lebbroso. Andiamo incontro, invitiamo a stare insieme e questo sarà il nostro modo semplice, ma vero, di ripetere il miracolo di Gesù.
Buona domenica
Fonte: Famiglia, Sogno di Dio il blog di Paolo e Diane