Sapete come si chiama la terza candela della corona dell’Avvento che abbiamo acceso oggi? Esatto la “Candela dei Pastori” che è la candela della gioia, poiché furono i pastori i primi ad adorare il bambino Gesù e a diffondere la buona novella. La terza domenica d’Avvento che celebriamo oggi è quindi la domenica della gioia, e non potrebbe essere altrimenti, perché ci stiamo avvicinando sempre di più al Natale.
E’ una gioia che si esprime attraverso le luci e gli addobbi che illuminano e colorano le nostre strade e le nostre case, attraverso il modo in cui ci rivolgiamo alle persone scambiandoci sorrisi e auguri, dall’espressione che abbiamo sul volto. Certo il fatto che a breve arriveranno le vacanze di Natale e l’idea dell’albero che va via via riempiendosi di pacchi da scartare, ci fanno brillare gli occhi e ci riempiono di felicità, ma siamo sicuri che questo sia il vero spirito del Natale, i veri motivi per cui essere felici? O forse stiamo correndo il rischio di pensare troppo a noi stessi?
Anche le letture di oggi ci parlano di gioia.
“Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme… Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”, ci dice il profeta Sofonia mentre l’apostolo Paolo ci raccomanda di essere lieti perché il Signore è vicino.
Tutti vogliamo essere felici, ma non basta desiderare la gioia: la si deve costruire giorno dopo giorno con le nostre scelte e i nostri comportamenti. Ma che cosa devo fare per costruire gioia?
Proprio questa è la domanda che la folla rivolge a Giovanni Battista nel brano del vangelo che abbiamo appena ascoltato: “In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: Che cosa dobbiamo fare?… Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: Maestro, che cosa dobbiamo fare?… Lo interrogavano anche alcuni soldati: E noi, che cosa dobbiamo fare?”
Giovanni Battista risponde a ciascuno con un’indicazione concreta, che sicuramente potrà aiutare anche noi in questo nostro cammino alla ricerca della vera gioia. Ascoltiamole insieme.
Rivolgendosi alla folla suggerisce: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”
Giovanni ci sta dicendo che non si può vivere la gioia da soli, in maniera egoista. Una gioia che non è condivisa, appassisce e muore, come una pianta che è rimasta senza luce per troppo tempo. Non riusciamo ad essere veramente felici da soli: la gioia ha bisogno di espandersi, di circolare, di moltiplicarsi nei cuori.
Per questo Giovanni Battista suggerisce gesti molto semplici, ma efficaci: se sei nella gioia, ricordati di condividere ciò che possiedi. Ad esempio potresti preparare un dono secondo le tue possibilità per un bambino o una bambina della tua città meno fortunato di te. Potresti pensare a qualcosa di caldo, come dei guanti o una sciarpa, o un libro, un gioco, o qualcosa di goloso, poi impacchettalo, scrivici sopra se è per un bambino o per una bambina, prepara un bel biglietto d’auguri e portalo al tuo parroco o alla Caritas che sapranno certamente a chi consegnarlo. Avrai acceso speranza e felicità nel cuore di chi non è fortunato come te.
Ora proseguiamo e ascoltiamo quello che Giovanni Battista suggerisce ai pubblicani, che erano gli esattori delle tasse: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. I pubblicani, infatti, avevano fama di approfittare della loro posizione, per intascare una parte di quello che dovevano riscuotere: chiedevano tasse più alte del dovuto, in modo che i soldi in più potevano tenerseli. Per questo tutti odiavano i pubblicani, li consideravano ladri e imbroglioni. Giovanni Battista propone a tutti coloro che, pur essendo pubblicani, desideravano vivere secondo il cuore di Dio, una cosa semplice: “Fate bene il vostro lavoro, senza ingannare, senza imbrogliare.”
Anche questo è un suggerimento che va molto bene per noi: facciamo bene, ogni giorno, il nostro dovere e gusteremo la gioia serena della soddisfazione. Siamo a scuola? Perfetto: allora ascoltiamo con attenzione, eseguiamo presto e con precisione ciò che la maestra ci chiede; non sciupiamo i libri e i quaderni; non roviniamo il materiale che ci serve a scuola, non cerchiamo di copiare, approfittando del lavoro degli altri; non disturbiamo chi è vicino a noi. E a casa? Quando dobbiamo fare i compiti, invece di rimandare, di trascinare per tutto un pomeriggio il momento di aprire il diario e cominciare a lavorare, tuffiamoci subito nel nostro impegno, così finiremo in fretta e poi ci sentiremo leggeri e liberi.
Basta poco, vedete? Diamo retta a Giovanni Battista e impegniamoci a fare bene il nostro lavoro, a svolgere con cura i nostri compiti: gusteremo la gioia soddisfatta di chi vede i bei risultati del suo sforzo.
C’è poi un terzo suggerimento per vivere fino in fondo la gioia, e ci viene dalla risposta che il Battista dà ai soldati che lo interrogavano per sapere cosa fare: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe.”
Noi non siamo soldati, ma il consiglio vale anche per noi: quando siamo insieme a compagni più piccoli, non approfittiamo della nostra forza per fare i prepotenti, per decidere tutto noi, per appropriarci dei giochi che altri stanno usando. Ci sentiremo più contenti e vedremo la gioia fiorire nel nostro cuore e anche sui volti di chi si trova insieme a noi.
L’Impegno
Se daremo ascolto ai suggerimenti di Giovanni Battista avremo capito qual è il vero spirito del Natale e cominceremo a gustare la gioia serena di chi sa condividere, fa bene il suo dovere e non approfitta della sua posizione.
Padre buono, mentre ci avviciniamo al giorno in cui celebriamo la nascita del nostro Salvatore, aiutaci a capire che è donando che riceviamo la vera gioia del Natale, e a non dimenticare l’insegnamento di tuo Figlio Gesù: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
Buona domenica
Fonte: Famiglia, Sogno di Dio il blog di Paolo e Diane