Guarigione e Salvezza.
Il Vangelo e la prima lettura di questa Domenica si soffermano molto su questi due elementi evidenziandone la profonda differenza.
Sia nella prima lettura ( 2 Re 5, 14-17 ) che nel testo di Luca si parla di lebbrosi che vengono “ purificati “.
Naaman il Siro dopo essersi immerso sette volte nel Giordano a seguito delle indicazioni ricevute dal profeta Eliseo, i dieci lebbrosi mentre andavano a presentarsi ai sacerdoti in ossequio a quanto aveva loro prescritto Gesu’.
Tutti questi uomini ricevono un dono immenso: la guarigione dalla loro malattia fisica, la lebbra.
Il lebbroso, in quanto contagioso, era costretto a vivere fuori dai villaggi e non poteva avvicinarsi a nessuno, come sottolinea anche il testo di Luca in cui si legge che i lebbrosi “ si fermarono a distanza “ da Gesu’ e, per farsi sentire, gridarono a gran voce: “ Gesu’, Maestro, abbi pietà di noi “.
Essere guariti dalla lebbra significava quindi essere reintrodotti nella vita sociale, rientrare nella comunità, tornare, in altre parole, a vivere.
L’aver ricevuto questo grande dono avrebbe dovuto, spontaneamente, portare i guariti a ringraziare la persona per mezzo della quale cio’ era stato possibile.
E qui, invece, avviene la differenza.
Naaman il Siro esprime il suo grazie riconoscendo la grandezza di Dio ( “ Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele “ ) e decidendo che, da quel giorno in poi, avrebbe offerto sacrifici ed olocausti solo al Signore e non ad altri dei.
Dei dieci lebbrosi guariti da Gesu’ uno solo TORNA INDIETRO per ringraziarlo.
Il testo sottolinea anche che colui il quale ringrazia era “ un samaritano “.
Che vuol dire tutto cio’?
Dio ci guarisce dalle nostre “ lebbre “, che sarebbero i nostri peccati.
E’ venuto proprio per questo sulla terra.
Cristo è quindi Redentore.
Ma, dopo averci guariti, vuole anche salvarci.
Ora, se con la sua venuta ci ha redenti tutti, per salvarci……. ci vuole la nostra collaborazione.
Cristo, infatti, oltre ad essere Redentore, è anche Salvatore ma...ci lascia liberi.
Significa che ci offre la cd. “ Salvezza oggettiva “, cioè la possibilità di salvarci.
Per salvarci veramente, e, quindi, per conseguire la cd. “ Salvezza soggettiva “, dobbiamo volerlo.
Ecco, i “ nove “ che non tornano indietro simboleggiano i tantissimi che, pur essendo stati redenti, non hanno interesse a conseguire la Salvezza, non ritengono necessario “ tornare indietro, ringraziare e rendere Gloria a Dio “.
Quel TORNARE INDIETRO è la chiave di volta.
E’ la presa d’atto che fino ad oggi il peccato ha avuto la meglio su di me ma che c’è qualcuno, che è Dio, che ha eliminato il mio peccato e mi ha offerto la possibilità di “ tornare indietro “, di iniziare un nuovo cammino.
Se non faccio questo “ cammino di ritorno “ verso Dio la Salvezza che Lui mi offre non la otterrò perché, consapevolmente, la sto rifiutando.
Non pensiamo, noi che frequentiamo chiese, che ci sentiamo “ intimi “ con Cristo, che questo rischio di “ non tornare indietro per ringraziare il Signore “ non ci riguardi.
Il testo è chiarissimo: solo il samaritano torna, solo quello che sembrava il piu’ lontano.
Cristo, allora, ci sta ammonendo e ci sta dicendo: proprio tu, che credi si seguirmi, stai rischiando di non conseguire la Salvezza che sono venuto ad offrirti.
Stiamo quindi attenti e verifichiamoci in quanto, se ci siamo accontentati della “ guarigione “, senza che questa ci abbia introdotti nel “ cammino di ritorno “ verso la Salvezza, NON CI SALVEREMO.
La Salvezza dipende infatti da come viviamo su questa terra, come ci dice brillantemente l’apostolo Paolo nella seconda lettura ( 2 Tm, 8-13 ) in cui leggesi: Se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo; se perseveriamo con Lui anche regneremo, se lo rinneghiamo pure Lui ci rinnegherà “.
Piu’ chiaro di cosi’!!!
Buona Domenica e “ buon cammino di ritorno “ a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.