Inizia il triduo pasquale con il notissimo brano in cui Gesu’ compie la “ lavanda dei piedi “.
Il testo contiene il “ testamento “ del Maestro.
Il “ testamento “, come tutti sappiamo, è l’atto con cui un soggetto da disposizione in ordine alla sorte dei propri beni al momento del suo decesso.
Gesu’, pertanto, “ sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre “, fa “ testamento “.
E quali beni lascia agli apostoli?
Facciamoci guidare dalle sue azioni: “ si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto “.
Gesu’, il Maestro, lava i piedi agli apostoli; il Signore manifesta la propria regalità nel “ servizio “.
Non è possibile, è troppo, pensa il povero Pietro, che, dinanzi all’agire di Gesu’, meravigliato e stupito, gli dice: “ Signore, tu lavi i piedi a me? “
E’ inaudito.
Il mio re, il mio Signore, lava i piedi a me!!!
Ma stiamo scherzando!!!
“ Tu non mi laverai i piedi in eterno “.
Pietro è categorico…..Gesu’ va fermato, sta facendo una cosa scandalosa!!!
E..allora il Maestro gli dice: “ Se non ti lavero’, non avrai parte con me “.
Pietro rimane sbalordito, non vuole “ restare fuori “ dalla vita del Signore e si abbandona alla volontà di Gesu’ esclamando: “ Signore, non solo i miei piedi ma anche le mani e il capo “.
Terminata la lavanda, facciamoci nuovamente guidare dalle azioni di Gesu’, il quale “ riprese le sue vesti e sedette di nuovo “.
Dopo essersi seduto disse: “ Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri “.
Dalle azioni di Gesu’ capiamo qual è il testamento che lascia agli apostoli e a tutti noi.
Non si tratta di beni materiali ma di un grande “ insegnamento “.
Ci spiega cos’è l’amore.
L’amore è servizio.
Amare una persona è “ servirla “, lavarle i piedi, spendersi per lei senza chiedere nulla in cambio, utilizzare i propri talenti per migliorare la società e per consentire la piena realizzazione del Regno.
Questo “ amore “ deve essere “ perenne “.
Ce lo spiega chiaramente Gesu’ con i gesti che abbiamo sopra analizzato.
Quando inizia la lavanda il Maestro, nell’ordine: 1) si alza; 2) depone le vesti; 3) prende un asciugamano e se lo cinge intorno alla vita.
Quando finisce la lavanda: 1) si risiede; 2) riprende le vesti.
Manca una cosa.
NON SI TOGLIE L’ASCIUGAMANO DALLA VITA.
L’insegnamento è chiaro.
Non basta un amore “ spot “, un “ rapporto occasionale “ con il bene, ma l’amore deve essere l’elemento fondante della nostra vita, da porre in essere in ogni circostanza, in ogni momento.
Questo è l’insegnamento di Gesu’.
Fondare le nostre vite sull’amore, comprendendo che la regalità vera sta nel servizio e non nella potenza ( hai capito Pietro??? ), che non è nient’altro che effimera e “ vana gloria “ umana.
Chi si mette al servizio fa fiorire la propria vita, chi vuole essere potente e tende alla conservazione del se è destinato a morire ogni giorno ( “ In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto “. Gv, 12, 24 ).
In questo primo giorno del triduo accogliamo pertanto il “ testamento “ di Gesu’ e diventiamo suoi “ eredi “ mutuando, nelle nostre vite, il suo insegnamento sull’ ” amore servizievole “.
Buona giornata a tutti.