Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 7 Maggio 2020

Inviato “ è il termine che più mi colpisce della odierna pagina evangelica.

Significa “ colui che è mandato in un luogo per svolgere una missione di particolare importanza “.

Il primo insegnamento da trarre, pertanto, è che l’inviato non agisce a seguito di sua iniziativa ma viene “ mandato “ da qualcuno, che in precedenza lo ha scelto, a svolgere una “ importante missione “.

Utilizzando questo concetto in ambito spirituale prendiamo quindi atto che è Dio che sceglie chi inviare per il compimento della “ missione fondamentale “: annunciare il Regno.

Come compie questa scelta?

I criteri non sono a noi noti e, spesso, umanamente, ci sembrano incomprensibili ( basta vedere gli apostoli che si è scelto Gesu’, non certo dei “ dottoroni “ o dei “ maestri “ della Scrittura!!! ), ma, a coloro i quali sceglie, da un’indicazione precisa: “ l’inviato non è più grande di chi lo ha mandato “.

E’ un invito all’umiltà, alla comprensione che la missione è un dono ricevuto per diffondere il Regno e non per sentirsi i “ prediletti “ di Cristo, atteggiamento, quest’ultimo, che ingenera la presunzione di “ sentirsi superiori “ al mandante.

E’ un rischio che corrono tutti gli “ inviati “; penso, in particolare, ai sacerdoti, che, quotidianamente, nello svolgimento del loro ministero, soprattutto quando riescono a coinvolgere molte persone, possono essere tentati dal sentirsi “ più bravi “ di chi li ha scelti.

Ma, se fino ad adesso abbiamo parlato dell’” inviato “, concentriamo ora la nostra attenzione su coloro ai quali il “ messaggero di Cristo “ si rivolge.

E qui siamo coinvolti tutti.

Dinanzi a chi ci propone la Parola, ci invita a fidarci di Cristo, a stabilire, tramite la preghiera, una relazione quotidiana con lui, a nutrirci di Gesu’ vivo e vero accostandoci all’eucarestia, come reagiamo?

Rispondiamo con un SI convinto o con espressioni quali “ poi vedremo “, “ lo faro’ quando avro’ tempo “, “ ho altro da fare “?

Esaminiamoci e, poi, confrontiamoci con la Scrittura.

Chi accoglie colui che io mandero’ accoglie me, chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato “.

Non accogliere l’ “ inviato “ significa non accogliere né Cristo né il Padre.

Pensiamoci quindi bene.

Vale davvero la pena rinviare ( “ ho da fare “, “ in un altro momento “ ) l’incontro con la Verità o è meglio seguire l’ “ inviato “ che può condurci ad essa?

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


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