“ Inviato “ è il termine che più mi colpisce della odierna pagina evangelica.
Significa “ colui che è mandato in un luogo per svolgere una missione di particolare importanza “.
Il primo insegnamento da trarre, pertanto, è che l’inviato non agisce a seguito di sua iniziativa ma viene “ mandato “ da qualcuno, che in precedenza lo ha scelto, a svolgere una “ importante missione “.
Utilizzando questo concetto in ambito spirituale prendiamo quindi atto che è Dio che sceglie chi inviare per il compimento della “ missione fondamentale “: annunciare il Regno.
Come compie questa scelta?
I criteri non sono a noi noti e, spesso, umanamente, ci sembrano incomprensibili ( basta vedere gli apostoli che si è scelto Gesu’, non certo dei “ dottoroni “ o dei “ maestri “ della Scrittura!!! ), ma, a coloro i quali sceglie, da un’indicazione precisa: “ l’inviato non è più grande di chi lo ha mandato “.
E’ un invito all’umiltà, alla comprensione che la missione è un dono ricevuto per diffondere il Regno e non per sentirsi i “ prediletti “ di Cristo, atteggiamento, quest’ultimo, che ingenera la presunzione di “ sentirsi superiori “ al mandante.
E’ un rischio che corrono tutti gli “ inviati “; penso, in particolare, ai sacerdoti, che, quotidianamente, nello svolgimento del loro ministero, soprattutto quando riescono a coinvolgere molte persone, possono essere tentati dal sentirsi “ più bravi “ di chi li ha scelti.
Ma, se fino ad adesso abbiamo parlato dell’” inviato “, concentriamo ora la nostra attenzione su coloro ai quali il “ messaggero di Cristo “ si rivolge.
E qui siamo coinvolti tutti.
Dinanzi a chi ci propone la Parola, ci invita a fidarci di Cristo, a stabilire, tramite la preghiera, una relazione quotidiana con lui, a nutrirci di Gesu’ vivo e vero accostandoci all’eucarestia, come reagiamo?
Rispondiamo con un SI convinto o con espressioni quali “ poi vedremo “, “ lo faro’ quando avro’ tempo “, “ ho altro da fare “?
Esaminiamoci e, poi, confrontiamoci con la Scrittura.
“ Chi accoglie colui che io mandero’ accoglie me, chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato “.
Non accogliere l’ “ inviato “ significa non accogliere né Cristo né il Padre.
Pensiamoci quindi bene.
Vale davvero la pena rinviare ( “ ho da fare “, “ in un altro momento “ ) l’incontro con la Verità o è meglio seguire l’ “ inviato “ che può condurci ad essa?
Buona giornata e buona riflessione a tutti.