La prima lettura ed il Vangelo di questa Domenica si soffermano sulla figura del profeta.
L’etimologia del termine ci dice che profeta è “ colui che parla al posto di “.
Un profeta è quindi colui il quale “ parla al posto di Dio “.
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E’ Voce che annuncia il Signore.
A lui spetta il compito, come si legge nella prima lettura ( Ez, 2, 2-5 ), di dire: “ Dice il Signore Dio “.
Ci sono profeti oggi?
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Si, tantissimi.
E dove sono?
Noi non li vediamo.
Siamo io, tu, lui e…tutti i battezzati.
Con il Battesimo tutti diventiamo infatti sacerdoti, re e profeti.
A ciascun battezzato spetta quindi il compito di annunciare Cristo con le parole e con le opere.
Io, tu, siamo chiamati, come Ezechiele, ad annunciare a tutti: “ Dice il Signore Dio “ e a testimoniare la nostra concreta adesione ai suoi insegnamenti tramite la nostra condotta di vita.
Ci ascolteranno?
Molto probabilmente no.
Ha importanza?
NO
Sempre nella prima lettura è scritto: “ Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli – sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro “.
Il fatto solo che gli altri sappiano che “ c’è un profeta in mezzo a loro “ già è compimento della nostra missione.
Non scoraggiamoci allora se non ci ascoltano, se ci deridono, se ci sembra inutile cio’ che annunciamo.
Per non scoraggiarci pensiamo ad un dato importantissimo: anche Gesu’, il profeta piu’ importante di tutti, veniva “ disprezzato “.
Ce lo dice chiaramente il Vangelo di oggi.
Il giudizio dei suoi compaesani, dinanzi alle sue parole e alle sue opere, era: “ Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è forse il figlio del falegname? “.
Cio’ induce Gesu’ a dire: “ Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua “.
Se non hanno dato credito a Gesu’….figuriamoci a noi.
Ma, cio’ nonostante, non dobbiamo scoraggiarci, anzi, il rifiuto, il disinteresse che subiremo, sarà, come leggesi nella seconda lettura ( 2 Cor 12, 7-10 ), quella “ spina “ che ci consentirà di non montare in superbia, di restare umili.
A noi e ai profeti di tutti i tempi, resi tali dal Battesimo, non interessa la Gloria, non interessa riuscire a convertire tantissime persone, ma, come dice San Paolo, “ ci basta la sua Grazia “.
Ci siano da guida, nei momenti in cui pensiamo di non farcela, pensiamo di non essere adeguati a svolgere il nostro compito di profeti, i versetti finali della seconda lettura, che riporto di seguito ed invito tutti, a chiusura di questo mio breve pensiero, a leggere e meditare: “ Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte “.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.