“ Non temere, piccolo gregge, perché al Padre Vostro è piaciuto dare a voi il Regno “.
PICCOLO GREGGE.
Leggendo questa espressione mi è parso che Gesu’ parlasse alla Chiesa di oggi, a noi, suoi seguaci del XXI° secolo, che ci assottigliamo sempre piu’.
Siamo divenuti un “ piccolo gregge “.
E’ un male?
Certo, è un dispiacere vedere delle Chiese vuote, anche di Domenica, ma, al contempo, bisogna prendere atto che chi, oggi, appartiene al “ piccolo gregge “, lo fa per “ scelta convinta “ e non per “ tradizione “, per “ consuetudine “.
A noi, piccolo gregge, Cristo ha dato il Regno.
Bello, bellissimo ma….impegnativo.
“ A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di piu’ “.
Questo versetto vale ancora piu’ oggi.
Se i cristiani sono sempre meno, se il gregge si assottiglia, a “ ciascuna pecora “ è richiesto uno sforzo maggiore nella sua opera di “ evangelizzazione concreta “, cioè di servizio da svolgersi con gioia.
“ Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese “.
La fede ( “ le lampade “ ) ci dà la forza necessaria per servire ( “ le vesti strette ai fianchi “).
Questo servizio comporta delle rinunce, è vero.
Ma a cosa?
A futilità della vita, a piaceri effimeri, che, subito dopo essere stati consumati, non lasciano alcun gusto e fanno rinascere la brama di provarne altri ancora, innescando un circolo vizioso da cui non si esce e che non porta mai alla gioia, alla pienezza.
E allora, dico io, non è poi cosi’ gravoso fare queste rinunce per dedicarsi al servizio.
Credo che chiunque abbia svolto qualche “ servizio “ per gli altri, sia in parrocchia, sia presso associazioni, sia in famiglia stando accanto ad un parente malato o semplicemente andando a trovare i nonni, avverta, al termine, insieme ad una naturale stanchezza fisica, un senso di piacere, un gusto che resta dentro, una “ gioia piena “.
Ecco perché dico che le rinunce a cui chiama Cristo non sono pesanti ma permettono, al contrario, di liberarci da cio’ che non dona pienezza per dedicarci a cio’ che consente di “ accumulare tesori nei cieli “.
Vivere in questo modo dona felicità e rende anche la morte corporale non un dramma ma un “ passaggio “ a qualcosa di ancora piu’ bello, che ci ha promesso Cristo stesso.
Leggiamo cosa ci promette Dio: “ Beati quei servi che al suo ritorno il padrone troverà ancora svegli; in verità, io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli “.
Capito bene?
Sarà DIO A SERVIRE NOI!!!
Il “ Dio del servizio “ si mette….a servizio dei servitori.
Questo è quello che ci promette il nostro Signore e, quindi, siamo certi che cosi’ accadrà.
Rivalutiamo bene, allora, in questa Domenica, dove mettiamo il nostro cuore.
E se ci accorgiamo che lo abbiamo consegnato ai piaceri effimeri, al culto del nostro io, SVEGLIAMOCI dal sonno e convertiamoci al servizio, facendone il nostro tesoro, che ci condurrà al “ tesoro piu’ grande “ : il Regno di Dio, ove sarà il Signore a servirci.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.