Dalla probabilmente piu’ nota parabola di tutto il Vangelo si possono trarre molteplici spunti che, per esigenze di sintesi, non sono tutti sviluppabili in queste poche righe.
Mi soffermerò su uno dei messaggi che vuole darci Gesu’, che può riassumersi nel seguente invito: “ state attenti all’IMMAGINE che vi siete fatta dal Padre, perché, se è quella errata, non vi condurrà a lui “.
La falsa immagine di Dio è quella che accomuna gli “ scribi ed i farisei “, a cui Gesu’ racconta la parabola, ed entrambi i figli protagonisti del racconto.
GLI SCRIBI ED I FARISEI
Il testo inizia dicendo che “ I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro “.
E’ palese l’errata immagine che essi hanno del Padre: a loro giudizio non dovrebbe “ accogliere i peccatori “ ma i “ giusti “ come loro, gli irreprensibili, quelli che rispettano alla lettera la legge.
Credono in un Dio che non è quello di Gesu’ Cristo in quanto il loro Signore non è il Dio della Misericordia ma il Dio del legalismo.
Questa falsa immagine li porta a “ mormorare “ contro Gesu’, a chiudersi dietro le loro “ leggi “, le loro “ usanze rituali “, e a portare avanti il loro disegno di “ ammazzare Cristo “.
Anche noi, spesso, siamo scribi e farisei quando ci crediamo migliori, condanniamo gli altri e mormoriamo contro chi presta attenzione a coloro i quali noi definiamo “ peccatori “, senza renderci conto che lo siamo anche noi ed il VERO DIO, il MISERICORDIOSO e non il legalista, perdona ed accoglie, se glielo permettiamo, sia noi sia quelli che, a torto, riteniamo essere sbagliati.
IL PRIMO FIGLIO
Il primo dei due ragazzi è il “ ribelle “ per eccellenza.
Ritiene il Padre opprimente.
Detesta le sue regole ed esprime questo suo dissenso andando via.
Anche la sua immagine è distorta.
Non riesce a cogliere nelle regole, nei comandamenti, dei consigli amorosi ed amorevoli, dettati per il suo bene, ma solo una serie di lacci che lo stringono.
Pensa che sarà più libero senza osservare quelle regole.
E, invece,……si perde.
E’ quello che capita a ciascuno di noi se ci separiamo da Dio, se pensiamo di poter vivere senza di lui, se consideriamo una forca e non una guida i comandamenti.
Finiamo per non seguire più i consigli di chi sa cosa ci fa bene per accogliere e vivere alla stregua degli insegnamenti del demonio, che, dietro un’ aura di apparente dolcezza, portano alla perdizione.
Attenti quindi alla finta gioia che si cela dietro al distacco dai comandamenti: essa conduce diritta alla perdizione.
IL SECONDO FIGLIO
Sembra l’irreprensibile, il modello da imitare.
“ Io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando “.
In questa frase c’è il suo credo e…..la sua immagine sbagliata del Padre.
Per lui Padre è sinonimo di “ Padrone “.
Anche lui avverte, come il primo figlio, i comandamenti, i consigli del Padre, come un peso opprimente.
La reazione è pero’ differente.
Non scappa ma li osserva controvoglia perché teme il Padre e ritiene che gli sia dovuta, a prescindere, obbedienza.
Questo sopportare per anni lo porta, inevitabilmente, ad accumulare rabbia dentro di sé, rancore, che esplode nel momento in cui il Padre fa festa per il “ figlio dissoluto “, “ per quello che “ ha divorato le sue sostanze con le prostitute “.
Ma come osa, pensa in cuor suo?
A me, che sono “ perfetto “, non ha mai dato “ un capretto per far festa con i miei amici “ e per “ quello “ ammazza il vitello grasso?
Ecco a cosa porta ubbidire ai comandamenti “ per dovere “.
A rabbia e frustrazione.
Dio non vuole questo.
Dio non è questo.
Ci propone i suoi comandamenti perché sa che sono buoni per noi ( “ tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo “ ) ma non ce li impone perché….IL SUO NOME E’ LIBERTA’.
Chiudo queste righe, scusandomi per essere stato un po’ lungo, proponendo questa domanda per l’odierna riflessione: “ quale è la mia immagine di Dio? “.
Quella degli scribi e dei farisei, quella del primo figlio, quella del secondo figlio o…quella reale, delineata dagli atteggiamenti assunti dal Padre della parabola?
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello