Il brano proposto oggi dalla liturgia è il continuo di quello di ieri.
Ieri ci siamo soffermati sulla libertà di scelta in ordine a chi seguire ( il “ Signore “ o il “ tentatore “ ), evidenziando le differenze che comporta questa decisione di preferire chi conosce il tuo nome o chi non lo conosce.
Oggi facciamo un altro passo avanti, che può orientarci, ancora di più, in ordine alle nostre statuizioni.
Il buon pastore “ da la vita per le proprie pecore “.
Questo concetto viene esplicitato per ben tre volte nel testo, proprio per consentire ai lettori di fissarlo in mente.
Se scegli Cristo stai certo che hai scelto uno di cui ti puoi fidare e che ti ama cosi’ follemente da essersi fatto uccidere “ per te “, per salvare “ proprio te “.
Con il suo gesto ti ha voluto far capire qual è il senso di una vita vissuta veramente e non sprecata: amare, amare sempre, amare alla follia.
Questo amore ti porta ad essere felice, non attaccato ai beni materiali, che potrai cosi’, finalmente, utilizzare come strumenti e non come scopo della tua vita.
Questo amore ti fa “ rinascere “, “ risorgere “ perché, se dai la vita non la perdi ma, come dice Gesu’, la “ riprendi di nuovo “, essa diventa ancora più piena e puoi ridonarla, in un circolo d’amore che ti consente di vivere l’eternità sin da oggi.
Il tutto come ci dice un’ altra pagina del Vangelo in cui leggesi: “ chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà “. ( Mt, 16,25 )
E, allora, hai ancora dei dubbi su chi scegliere come guida della tua vita?
Preferisci Gesu’, il Pastore, che dona la sua vita per te e che ti insegna che solo donando e donandoti sarai felice, o il Tentatore, che, una volta sedottoti con i falsi piaceri che ti propina, ti “ abbandona e fugge “ perché è un mercenario?
“ PASTORE “ o “ MERCENARIO “.
A chi ti va di affidarti?
Sei sempre immensamente libero.
Buona giornata a tutti.