“ Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi “.
Si resta sempre “ stupiti “ quando ci si trova dinanzi ad un uomo che parla con “ autorità “.
Cio’ avviene perché, nella normalità, ci si trova quasi sempre di fronte a persone, anche importanti, che “ parlano a vuoto “, con la conseguenza che le loro parole non fanno breccia in coloro i quali li ascoltano.
Perchè la gente percepisce la differenza tra quanto dice il Maestro e quanto dicono gli scribi, i dottori della legge?
Da cosa deriva l’autorità delle parole di Gesu?
Deriva dall’autenticità, dalla mancanza di ipocrisia, di doppiezza, dalla perfetta consequenzialità tra la Parola e la Vita.
Gesu’ vive mettendo in pratica cio’ che dice.
Cio’ lo rende autentico e, al contempo, autorevole.
Questa “ autorità “, che tanto affascina, incute invece timore al demonio ( “ Sei venuto a rovinarci? “ ), il cui obiettivo è quello di irretire gli uomini con la doppiezza e la finta dolcezza delle sue parole.
E a noi cosa dice questa pagina?
In primo luogo che dobbiamo stare attenti ed allontanare chi ci blandisce, chi ci indora la pillola, chi ci dice “ parole false “ per farci permanere nel peccato.
Purtroppo siamo abituati a sentire queste voci, che sono quelle da cui siamo circondati nel caos quotidiano.
L’effetto è che esse entrano in noi e, poco alla volta, ci convincono della loro esattezza e ci portano ad agire di conseguenza, facendoci perdere la dimensione dell’errore e del peccato.
E’ quindi necessario un forte lavoro su noi stessi.
Queste voci hanno infatti formato una corazza che ci rende quasi impermeabili ad “ altre Parole “, ad un linguaggio diverso, che propone modi di essere e di agire differenti da quelli che ci siamo, erroneamente, persuasi essere giusti.
Questo lavoro nasce da una scelta.
Prendersi, nel dedalo delle “ voci “ che ci bombardano, uno spazio di silenzio, un tempo quotidiano per ricostruire la relazione per cui siamo stati creati, quella con il Signore.
All’inizio ci sembrerà di impazzire in quanto è difficile fare “ silenzio “ e stare con se stessi e con Dio quando si è perso, a causa della velocità folle e vuota del nostro ritmo di vita, il senso dell’“ intimità “, la capacità dell’” ascolto profondo “.
Non bisogna però stancarsi.
Bisogna perseverare.
Come in tutti gli allenamenti del corpo l’esercizio porta a migliorare la prestazione, cosi’ lo è anche per gli esercizi dello spirito.
Si è fatta la scelta di prendersi un tempo quotidiano di silenzio, di intimità con Dio, e bisogna restarle fedele.
Giorno dopo giorno, a mano a mano, si inizierà a ricreare quella relazione con il Signore, si avrà sempre più desiderio di dialogare con lui, di incontrarlo nella lettura della Parola, nell’adorazione, nell’eucarestia.
Non sarà semplice, gli spiriti “ grideranno “ dentro di noi e ci “ strazieranno “, continueranno a combattere, cercheranno di ostacolare il nostro percorso di guarigione ma, se saremo perseveranti, si arrenderanno, “ taceranno “ e usciranno da noi.
“ Taci! Esci da lui “.
Cristo avrà vinto, gli avremo consentito, fidandoci di lui, prendendo atto, a mano a mano, che il suo insegnamento è più “ autorevole “ di quello del “ diavolo “, di comandare allo “ spirito impuro “ che abitava in noi di “ uscire “, di “ andar via “.
Saremo uomini nuovi.
Che aspettiamo ad iniziare questo percorso di conversione?
Buona Domenica e buna riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello