Mi colpisce, leggendo il testo, una “ stranezza “.
Gesu’ cammina, insegna, annuncia il Vangelo e guarisce.
Svolge la sua missione, non si risparmia, non sta un attimo fermo.
Sarebbe normale che, ad un certo punto, fosse Lui ad essere stanco.
Ed invece, paradossalmente, il testo ci dice che erano le folle, che lo ascoltavano, ad essere “ stanche e sfinite “.
Questo elemento, che sembra contraddittorio, contiene, in realtà, un forte messaggio.
Chi si spende per il Vangelo NON SI STANCA, perché è contento di quello che fa, perché si rende conto che sta dando senso alla sua vita.
E’ come quando si svolge un lavoro o un hobby con passione.
Anche se è duro, faticoso, la stanchezza non si avverte per la gioia che si prova nel farlo.
Chi, invece, non ha passioni, è spento e si stanca pur senza far nulla.
Quante volte ci è capitato, magari la Domenica, di passare da un divano all’altro e dire, annoiati, dopo non aver fatto nulla per tutto il giorno: “ che stanchezza “.
Il testo di oggi ci invita pertanto ad essere “ operai a servizio della messe “, nella piena consapevolezza che l’evangelizzazione è stancante, ci porta ad affrontare rifiuti, incomprensioni, ma dà pienezza e forza alla nostra vita.
Annunciare ad un fratello, per averlo sperimentato nella propria vita, che il “ Regno dei cieli è vicino “, è l’antidoto contro l’inedia, contro la stanchezza perpetua che nasce dalla noia, da una vita spenta, senza passioni.
Vuoi vivere appassionatamente?
Dona i tuoi talenti al Regno e diventane operaio.
La Chiesa ne ha bisogno, ha bisogno di te, di me, di ciascuno di noi.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.