VEGLIATE
E’ questo l’invito che ci viene fatto in questa prima Domenica di Avvento.
Iniziamo questo periodo forte dell’anno liturgico attendendo il Salvatore.
Per attendere qualcuno che arriva bisogna essere svegli, vigili, altrimenti non ci si accorge della sua venuta, del suo passaggio.
Se questo qualcuno è Cristo, la distrazione…..è fatale.
Siamo quindi chiamati a vegliare, termine, quest’ultimo, che, letteralmente, significa: “ restare svegli nelle ore notturne “.
E’ duro stare svegli di notte quando, fisiologicamente, il nostro corpo vuole riposare.
Per farlo, per resistere, per non cedere, bisogna….essere allenati.
E’ un allenamento particolare, che deve essere fatto non solo dal nostro corpo ma, soprattutto, dalla nostra anima.
Il problema è proprio qui.
Come dice la grande Santa Teresa d’Avila nelle prime mansioni del “ Castello Interiore “, tutti abbiamo contezza del nostro corpo, lo conosciamo, mentre non abbiamo chiaro cosa sia l’anima, di cui abbiamo sentito solo “ parlare all’ingrosso “.
Aggiunge la santa che questa “ ignoranza “ ci impedisce di comprendere quale grande tesoro sia in essa racchiuso.
L’anima, la nostra interiorità, è infatti il luogo dell’incontro con Dio, è la “ stanza principale “ del nostro castello, ove possiamo incontrare il nostro amato, il Salvatore.
Cosi’ come due fidanzati hanno il “ desiderio “ di vedersi, di incontrarsi e starebbero intere notti insieme senza addormentarsi, cosi’ deve divenire il nostro rapporto con il Signore: una relazione d’amore, un incontro che “ desideriamo “.
E’ questo l’allenamento per restare svegli nella fede: avere relazione continua, quotidiana con il Padre, che nasce dal desiderio di stare con lui perché se ne è innamorati e…non se ne ha mai abbastanza.
Se manca questo desiderio non ce la si fa e ci si fa prendere dall’accidia, dalla pigrizia dello Spirito, la quale porta ad addormentarsi e a perdersi i passaggi di Dio nella propria vita.
Prendiamoci quindi un impegno per questo Avvento: alleniamo non solo il corpo ma anche l’anima.
Riusciremo cosi’ a “ restare svegli “ e a non farci trovare impreparati se lui arrivasse all’improvviso.
Il rischio è, come leggesi nella bella parabola delle dieci vergini, di sentirsi dire dallo Sposo: “ Io non ti conosco “ e di “ perdersi la vita eterna “.
Vale la pena esporsi a cio’?
A ciascuno, come sempre, la sua risposta.
Buona Domenica e buon “ allenamento dell’anima “ a tutti.
A cura di Fabrizio Morello